Regia di Massimo Troisi vedi scheda film
Un tentativo non troppo riuscito di Troisi di traghettare la sua stralunata comicità in un contesto più serio e con accenni drammatici. Operazione che riuscirà meglio al grande attore napoletano solo sette anni dopo con il grande successo de "Il postino".
Massimo Troisi, da comico navigato ed in cerca di ulteriori conferme, compie un mezzo passo falso quando nell'87 gira "Le vie del Signore sono finite". Il film, ambientato nella provincia italiana del sud durante il periodo fascista, segue le vicende di Camillo, finto invalido psicosomatico che stringe amicizia con l'invalido vero Orlando (il bravo Massimo Bonetti) finchè entrambi si innamoreranno della stessa ragazza, l'affascinante Vittoria. Il film procede tra alti e bassi, come se Troisi volesse staccarsi dall'aspetto più surreale della comicità con qualcosa di più corposo, cosa che però gli riuscirà meglio ne "Il postino" di sette anni dopo, mentre qui è come se il film procedesse sempre con il freno a mano tirato: poche battute, qualche valido comprimario sfruttato non adeguatamente (Messeri e soprattutto Cannavale) ed una trama che si sfilaccia presto tra una velata critica al fascismo ed il bisogno di accentuare il lato sentimentale dell'intera vicenda. Sostanzialmente nè carne nè pesce, e del vero Troisi rimane alla fine solo un'esile ombra in controluce.
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