Regia di Jean-Pierre Melville vedi scheda film
Un rapinatore, appena uscito di galera, organizza un colpo in una villa; ma qualcuno fa una soffiata alla polizia, e il principale indiziato sembra comportarsi in modo da confermare la propria colpevolezza. Il fascino di questo film è che per la maggior parte del tempo i moventi dei personaggi, in particolare per quanto riguarda le strane manovre di Belmondo, non sono immediatamente chiari. Poi, a 20’ dalla fine, arriva uno spiegone che sembra mettere tutte le cose a posto. Ma a quel punto, complice un flashback che svela il contenuto di un’ellissi, c’è un rilancio: salta fuori un nuovo pericolo da sventare, ingaggiando una lotta contro il tempo. E solo nell’ultima scena, dopo la carneficina, ci accorgiamo di cosa c’era dietro la storia di gangster: una storia d’amicizia, e anche d’amore. P.S. Un piccolo giallo sul significato del titolo originale, Le doulos. Non avendolo trovato nel dizionario di francese, ho fatto una piccola ricerca sul web e mi sono imbattuto in un’informazione che mi limito a copia-incollare: “Melville fa precedere i titoli di testa da tre cartons prégénérique (fissi), soppressi nell’edizione italiana: «1. En argot, doulos veut dire chapeau. 2. Mais, dans le langage secret des policiers et des hors-la-loi, doulos est le nom que l’on donne a celui qui en porte un ... 3. L’indicateur de police». Dopo i titoli, ancora una quarta frase: «Il faut choisir... mourir... ou mentir?», attribuita a Céline, che terminava con «Moi, je vis»”.
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