Regia di Jean-Pierre Melville vedi scheda film
Un noir (o polar se preferite) dalla mente francese e dal cuore americano! Melville, prima de "Le cercle rouge" dove sintetizzerà le diverse situazioni che un noir deve possedere, realizza questo "Le doulos" in cui ogni ingranaggio è ben oliato e tutto funziona alla perfezione.
Un elemento scatenante iniziale da il la alla vicenda e tutto degenera fino all'epilogo finale in un susseguirsi di azioni che mutano il corso degli eventi e delle vite dei personaggi. Il destino è inesorabile e tutti verranno inevitabilmente coinvolti e sconvolti. E' un mondo dominato da ambiguità persistente e da sentimenti contrastanti di fiducia/tradimento. E' un mondo dominato, però, dalle figure maschili; a quelle femminili viene riservato un piccolo raggio d'azione in un costante rapporto di subordinazione e sofferenza. Non c'è spazio per facili sentimentalismi amorosi; semmai è più importante l'amicizia (virile) che si instaura tra i vari personaggi, i quali, però, devono fare sempre i conti con la già accennata ambiguità e diffidenza che si cela dietro ad ogni angolo.
Un cappello, una sigaretta, un impermeabile e un bavero da alzare accompagnano la caratterizzazione di questi "cow boy" fondamentalmente solitari e sui quali pende un'inesorabile spada di Damocle...
I tagli delle luci e il gioco delle ombre ricordano Huston (in "Giungla d'Asfalto"), ma posseggono un ché di espressionista. La mdp di Melville si muove con disinvoltura e regala sequenze da antologia. Vorrei citarne solo una (anche se ve ne sarebbero diverse): Belmondo (nel finale) che alza gli occhi e vede la propria immagine all'interno di uno "specchio-corona" capendo che ormai tutto è perduto; capendo che quella è la sua lapide con la sua foto....
Le atmosfere dei grandi noir anni '40 rivivono grazie a Melville e non posso far altro che esclamare: meraviglioso!
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