Regia di Valerio Zurlini vedi scheda film
I problemi sono fondamentalmente quelli del romanzo di Pratolini: la grossolanità delle situazioni, la monodimensionalità dei personaggi, la scarsa (per non dire inesistente) capacità di entrare nei costumi e nel sapore di un'epoca e di sintetizzarne il significato storico. Però per lo meno, il film la butta subito sulla commedia, evitando gli eccessi di folklorismo e non prendendosi troppo sul serio (come invece faceva la controparte cartacea) e taglia del tutto quella retorica sensazionalista che nel libro appesantiva inutilmente la vicenda. Il finale è diverso nello svolgimento (e mi pare inutile chiedersi quale sia il motivo...) ma non nel suo senso: il belloccio risulta infine riscaraventato nel patetismo da cui proviene a causa di quella stessa ragnatela di relazioni che aveva tessuto con ghignante edonismo. Ma è comunque un film che sostanzialmente difetta di sapidità, in cui la mano del regista serve soltanto ad amministrare correttamente il lato tecnico in modo asettico, senza lasciare un'impronta personale (forse l'unico momento che resta impresso è la scena del ballo). Per quanto mi riguarda, il vero esordio di Zurlini resta Estate violenta.
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