Durante l'ultima guerra mondiale, Rachel Cade cura gli indigeni in un ospedale missionario nel Congo. Il colonnello della locale guarnigione la chiede in moglie, ma Rachel rifiuta. Un pilota inglese, Paul, precipita nei pressi dell'ospedale, e stavolta è amore a prima vista. Poi Paul riparte ignorando che Rachel è incinta. Tornerà ma, posta nell'alternativa tra l'uomo e l'attvità presso la missione, Rachel sceglie quest'ultima. Tratto dal romanzo Rachel Cade di Charles Mercer, il flm non manca di pregi formali e di una certa eleganza narrativa. È più carente sotto l'aspetto della definizione dei personaggi, presentati secondo cliché.
Qua oltre alla bellezza di Angie Dickinson (che in varie espressioni del viso assomiglia ad una tipa che conosco …) non c'e' altro da ricordare e salvare quindi come Film lo si puo' dimenticare in fretta e furia.voto.1.
Un film di routine, che poteva scavare più nello scabroso, dato che il soggetto ne porgeva la guancia, ma tempi ed il mercato non hanno saputo approfittarne, sprecando un po ' il tutto, pur avendo un'attrice che sapeva di sensuale al massimo ed un Finch in stato ottimale, la partecipazione di Moore non è determinante come la storia vorrebbe, invece. Una storia edificante… leggi tutto
La Dickinson non mostra le celebri gambe, ma questo non nobilita di certo la pellicola, anzi finisce per aggiungersi agli altri handicap di un melodramma scialbo, dai contorni intuibili e che lascia alquanto indifferenti. Semmai, desta ilarità il ferreo dogmatismo della "missionaria" che esce dallo scontro con la naturalezza, assennatezza e saggezza degli indigeni, con le ossa rotte,… leggi tutto
Un film di routine, che poteva scavare più nello scabroso, dato che il soggetto ne porgeva la guancia, ma tempi ed il mercato non hanno saputo approfittarne, sprecando un po ' il tutto, pur avendo un'attrice che sapeva di sensuale al massimo ed un Finch in stato ottimale, la partecipazione di Moore non è determinante come la storia vorrebbe, invece. Una storia edificante…
La Dickinson non mostra le celebri gambe, ma questo non nobilita di certo la pellicola, anzi finisce per aggiungersi agli altri handicap di un melodramma scialbo, dai contorni intuibili e che lascia alquanto indifferenti. Semmai, desta ilarità il ferreo dogmatismo della "missionaria" che esce dallo scontro con la naturalezza, assennatezza e saggezza degli indigeni, con le ossa rotte,…
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Qua oltre alla bellezza di Angie Dickinson (che in varie espressioni del viso assomiglia ad una tipa che conosco …) non c'e' altro da ricordare e salvare quindi come Film lo si puo' dimenticare in fretta e furia.voto.1.
commento di chribio1