Regia di Richard Fleischer vedi scheda film
Non è facile costruire un intero film intorno ad una fuga senza trasformarla in una gimcana aneddotica o una carambola acrobatica. Richard Fleischer vi riesce imbastendo un sobrio road movie delle anime perse, che si incontrano per caso lungo la via che dovrebbe condurli verso una nuova vita. Per i due uomini protagonisti lo scopo è riemergere da un passato oscuro, una parentesi di prigionia che li ha sottratti alla gioia del mondo. Il loro viaggio è una disincantata ricerca della felicità, che solo strada facendo si rivela come tale; oltre il bisogno immediato - di soldi, per l'autista, e di libertà, per il detenuto evaso – a poco a poco si delinea, infatti, all'orizzonte, la possibilità di un altrove dove azzerare tutto e ricominciare. Questa, però, è un'illusione che sa davvero di inganno, in una storia caratterizzata da una rassegnata aderenza alla realtà, in cui la calma di superficie si identifica con la durezza ed imperturbabilità di chi è costretto ad affrontare l'esistenza da criminale o clandestino. Ne "L'ultima fuga" c'è il dolore, c'è l'amore e c'è anche il tradimento, ma non c'è spazio per il melodramma: si accetta ciò che viene, e si fa quel che si può, tanto prima o poi la fine arriverà comunque, improvvida, ingloriosa, e magari stupida.
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