Regia di John Huston vedi scheda film
«Ambientato negli anni Trenta, il film è scritto tenendo d'occhio la politica reaganiana e la sua ostentata certezza di vincere il pessimismo dei nevrotici con l'antica fiducia nell'America di buon cuore, redenta dal connubio fra il dollaro e l'innocenza». Nonostante il giudizio negativo sulle coreografie e sulle canzoni (almeno nella loro traduzione italiana), la valutazione complessiva di Giovanni Grazzini sul film di Huston è positiva. E non è l'unico a pensarla così, perché anche Morando Morandini, autore del Castoro hustoniano, commenta favorevolmente il primo musical diretto dal regista nativo del Missouri. Personalmente, la penso all'opposto, sia perché non mi sembra un'opera che va di conserva con la politica reaganiana, sia perché non mi pare condivisibile il giudizio positivo sul film. Politicamente è, caso mai, un film cerchiobottista, che cerca di conciliare il capitale ed il New Deal rooseveltiano, mostrando un riccone burbero ma dal cuore d'oro (costruisce cannoni, ma mica per ammazzarci gli orfanelli americani) e dei poveracci imbroglioni ed approfittatori, come la direttrice dell'orafonotrofio e suo fratello. Dal lato spettacolare, non si capisce a che tipo di pubblico possa rivolgersi un film simile: troppo noioso e prolisso per divertire i bambini, troppo infantile per interessare gli adulti. All'epoca Annie (uscito nei cinema in concomitanza con il fortunatissimo E.T.) fu, giustamente, un fiasco. Mi fa sempre piacere, comunque, vedere un grande attore come Albert Finney, persino in un film insulso.
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