Regia di Filippo Walter Ratti vedi scheda film
Tre indossatrici sottraggono, con l'intenzione di restituirli, alcuni vestiti dalla casa di sartoria per cui lavorano. Il nipote del direttore si mette sulle loro tracce, con esiti tragicomici e finale romantico.
Il titolo è ingannevole: rifacendosi ai vari "Totò, Peppino e..." lascia intendere che, accanto a Maurizio (Arena) ci sia De Filippo; invece c'è 'soltanto' Di Capri. Che fa la sua figura, sia chiaro, ma è pur sempre evidentemente un cantante prestato al cinema; così come Arena è una buona spalla nelle parti da belloccio, ma messo al centro di una pellicola non risalta a dovere, anzi ne abbassa le potenzialità. L'unico elemento prettamente comico della situazione è Tiberio Murgia, nei panni del solito siciliano sbruffone (lui che si è sempre dichiarato orgogliosamente figlio della terra di Sardegna); la controparte femminile nel cast è rappresentata da Rossella D'Aquino, Mara Berni e Liuba Bodina: di nomi rilevanti non ne vengono spesi neppure qui. Filippo Walter Ratti è stato un onesto, ma non molto dotato, mestierante del nostro cinema di genere, attivo fra il secondo dopoguerra e la fine degli anni Settanta con una quindicina di titoli, principalmente commedie o comunque opere leggere. In questo caso si occupa anche della stesura del copione insieme a Luigi Angelo e Giorgio Lotta, da un soggetto di Vincenzo Petti; fra le tante commediole coeve, Maurizio, Peppino e le indossatrici non è di certo una delle più memorabili, ma non si posiziona nemmeno nella prima metà di questa speciale classifica. Impressionantemente datate sono, in particolare, le gag omofobe in maniera scoperta: ai tempi era la normalità, d'altronde. Da apprezzare per lo meno il buon lavoro di Gianni Ferrio per la colonna sonora. 2,5/10.
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