Regia di Richard Fleischer vedi scheda film
Un poliziesco ben fatto e originale, senza inutile violenza e senza inutili sparatorie e inseguimenti, elementi a cui i registi di solito ricorrono quando vogliono rendere a tutti i costi un film veloce e coinvolgente, senza riuscirci. Qui siamo in presenza di un quadro realistico del mestiere del poliziotto negli anni '70, e di un riuscito amalgama tra operazioni di polizia (tutte molto verosimili) e vita privata dei poliziotti. L'idealismo di molti si scontra con una realtà crudele e pericolosa, altri trascurano in modo irreparabile la famiglia; altri ancora non si accorgono neppure che non hanno nella vita altro che il distintivo, e, quando questo viene consegnato, non rimane che il vuoto e la disperazione. Il ritratto è dolente, ma non cinico e acido alla Altman, e il regista segue quasi con compassione il destino dei suoi personaggi, che, nel caso del poliziotto colpito allo stomaco, è crudele e quasi beffardo. E' un film che, per compostezza, sincerità e umanità, avrebbe molto da insegnare alle pellicole di oggi. Tra gli attori si nota anche quello che avrebbe interpretato il moro nella celebre coppia di poliziotti in motocicletta della celebre serie tv degli anni '70 (Erano i Chips, no?). A proposito, centinaia di telefilm di quel decennio avrebbero saccheggiato da qui situazioni e personaggi. Molto interessante il dialogo sul fatto che cambiano le leggi, ma il male è sempre quello, non cambia mai. Ancora una cosa: il film termina curiosamente con la recita dell'Ave Maria, elemento non riscontrabile neppure nei film su Lourdes e Fatima.
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