Regia di Neil Jordan vedi scheda film
"Il nostro giorno verrà" Bobby Sands 1981.
Sembra che sia trascorso molti più di un decennio da quando Bobby Sands protestava fino alla morte per il riconoscimento dei diritti civili (e in tempi recenti ci penserà l'esordio di Steve Mc Queen a celebrarne le gesta). Eppure gli anni 90 hanno simboleggiato per il popolo irlandese la riappacificazione e il superamento delle barriere ideologiche pagate anche a durissimo prezzo. Componessimo un puzzle ideale per ricomporre quegli anni in quella parte di mondo, La moglie del soldato di Neil Jordan troverebbe senz'altro un posto di rilievo, e lo scenario culturale e artistico irlandese si è mosso unitamente in quella direzione, tesa al superamento dei conflitti, come alla modernizzazione consapevole della società. Più vicini a The commitmens che a Nel nome del padre, siamo negli anni in cui gli U2 danno una svolta alla loro musica, Sinead O'Connor denuncia papa e pedofili prima di convertirsi in madre Bernadette ( adesso fa la suora rock in tournée) e il fratello Joseph diventava uno scrittore simbolo alla pari del ben più importante Seamus Heaney. Sul finire del decennio poi, un altro grande del cinema John Boorman a cui Jordan deve molto, con The general metterà definitivamente una pietra sopra l'eroismo a senso unico di una parte rispetto ad un’ altra. Eppure Jordan ci prova prima di tutti, realizza un film che fa da guida per gli altri, senza toni altisonanti e giudizi cosi netti, inserisce nella realtà gli aspetti più ambigui. La storia che contiene sia la traccia socio politica che quella del noir melodrammatico è invece soprattutto una grande storia d'amore, di amicizia, di accettazione del diverso. Fergus è un terrorista irlandese, insieme ai complici sequestra Jody, un soldato inglese per uno scambio di ostaggi. Prometterà in ogni caso a Jody di rintracciarne la moglie per riportarle i suoi ultimi pensieri rivolti a lei. Una volta fuggito in Inghilterra perché ricercato, Fergus conoscerà Dil la moglie, e la sua vita cambierà profondamente. Nonostante la prima parte del film sia incentrata sul rapporto fra Jody e Fergus senza trascurarne l'asse comunicativo più convenzionale fra sequestratore e prigioniero, il seguito si evolve con una tale energia e intensità che le prerogative dinamiche precedenti perdono qualsiasi riferimento credibile, diventano quasi superflue. Entriamo in quattro sequenze nel nuovo rapporto fra i due, che rappresentano non solo l'incontro di due mondi completamente diversi ma che insieme formano la base di quella nuova identità di cui hanno assolutamente bisogno per ricostruirsi e con loro le società che rappresentano. Dalla folgorante sequenza iniziale all'apparizione di Dil che canta in un locale, a movimenti di macchina che accompagnano i due protagonisti, Jordan cattura l'attenzione attraverso dialoghi sferzanti, luci accattivanti, e una costruzione scenica accuratissima. Basti vedere l'uso dei tendaggi e di velature dentro l'appartamento di Dil, la messa in vista della maglia da gioco di cricket di Jody, il simbolico taglio dei capelli prima dell'uno poi dell'altro, il travestimento fisico che investe tutti i personaggi. Il cinema di Jordan rivendica un'estetica ancora imperfetta che è tutta tesa a rompere con il passato, e che vuole necessariamente ricollocarsi alla luce del sole abbattendo ogni schematismo retorico. La moglie del soldato è intriso di una complessità sotterranea ma anche sostenuto da uno sguardo fermo ma leggero, destinato a segnare un’epoca di svolte, di capovolgimenti fino a far girare la testa.. Qualcosa ci sarà pure da pagare se alla fine si potrà dire che” il nostro giorno è finalmente arrivato”.
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