Regia di Nanni Loy vedi scheda film
Non si può sistemare l'America in pochi giorni, e neppure in pochi mesi o in pochi anni: bisognerebbe riavvolgere il nastro e rifarla da capo. Fuori dagli schemi hollywoodiani e, peggio ancora, sordiani - modello "italiano all'estero" - Nanni Loy, con la complicità di un Paolo Villaggio già pienamente a suo agio nei panni del travet conformista, ci mostra la faccia triste, anzi tragica, dell'America, senza bisogno di spostarsi sotto il confine di Tijuana. Non siamo di fronte ad un capolavoro, ma neppure ad una commediaccia come le tante che ci ha ammannito il nostro cinema negli ultimi 35 anni. Sotto le mentite spoglie della leggerezza di una commedia d'ambientazione in apparenza sportiva, si tratta della dura presa di coscienza di un italiano medio (anzi, mediocre) che anche nella patria dei coraggiosi e nella terra dei liberi non è tutto oro quel che luccica. Anzi, molto spesso quel luccichio nasconde un materiale maleodorante che rimane appiccicato alle suole delle scarpe.
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