Regia di David W. Griffith vedi scheda film
Un'ingenua campagnola cade nella rete di un avventuriero che pur di portarsela a letto giunge a inscenare un finto matrimonio. La poverina dovrà affrontare il tradimento, l'abbandono, la morte del figlio, della madre e soprattutto il moralismo della gente per bene in un crescendo drammatico che la condurrà li dove la aspetta il titolo. Bigotti, pettegoli, moralisti, sinceri o ipocriti, sono ancora una volta il bersaglio prediletto di Griffith. Se l'aspetto caricaturale di alcuni villici appare discutibile, il realismo imposto ai personaggi seri (l'innamorato Richard Barthelmess, il corruttore Lowell Sherman) è riuscito e moderno. Ma è sul volto di Lillian Gish che si compie il miracolo; la sua capacità di distillare un flusso incessante di emozioni forti riesce a rendere accettabile e persino sublime il polveroso melodramma che sta alla base della vicenda. La scena madre è ben fatta ma Griffith ha fatto di meglio con mezzi meno grandiosi.
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