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Un uomo a nudo

Regia di Frank Perry vedi scheda film

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La recensione su Un uomo a nudo

di Kurtisonic
8 stelle

Tratto dall’omonimo racconto di John Cheever, The swimmer un uomo a nudo,è cinematograficamente situato fra la fine conclamata del classico  e l’inizio della sfolgorante, innovativa epopea della new hollywood. Il regista Frank Perry ricongiunge due fasi della storia del cinema attraverso il reperimento simbolico degli allori passati con il disagio, lo smarrimento e la perdita di sé da parte del suo protagonista. Ned Merrill interpretato da un ottimo Burt Lancaster, è il prodotto di una società assuefatta ai suoi valori materiali, la sua indeterminatezza mentale è la vuota espressione di quel sogno americano che prima di infrangersi malamente sulle trasformazioni sociali, sta già contaminando il singolo, annegandolo nella solitudine e nell’alienazione. Ned compare per tutto il film come un maturo e aitante borghese che indossando solamente il costume da bagno vuole raggiungere la sua casa nuotando attraverso le piscine dei ricchi residenti del luogo, in un percorso immaginario di riconquista della propria vita. Il ricorso a elementi retorici quali il ritorno nell’acqua, la piscina, il corpo spogliato, il cammino nella natura fra un’abitazione e l’altra, non possono non riportare a quello sconfinamento nella linea d’ombra dalla quale non c’è alcuna possibilità di sopravvivenza, dove l’illusione di un’esistenza gratificante si scontra con il peso della materialità che condiziona e isola qualsiasi rapporto reale.. Ned, a differenza del tipico protagonista del cinema in divenire non incarna l’anti eroe che prende coscienza della sua crisi e la trasforma in impossibili occasioni di riscatto, egli è un uomo sconfitto che perdendo i riferimenti dei valori perbenisti e conformi  al suo essere sociale   non controlla più le coordinate del tempo e dello spazio tanto da non rendersi conto della realtà circostante. (A questo proposito, alcuni critici del film hanno supposto che tutto il racconto possa essere un’allucinazione del protagonista.) Il percorso di Ned si trasforma in una progressione del suo malessere anziché un’auspicata regressione temporale. La regia fa a pezzi la mitologia ideologica passata, la plasticità della nuotata, dei movimenti eleganti, l’elegiaca  bellezza  della gioventù, il benessere fisico e della solidità del perbenismo e della ricchezza. In due snodi fondamentali si svela tutta la contraddizione e l’egoismo del personaggio a diretto confronto con l’elemento femminile: nel primo caso con la ex baby sitter rivela quanto drammatica sia la sua autoillusione culminando in atteggiamenti fuori luogo, e nel prefinale con una navigata ex amante che smaschererà tutta la presunzione ipocrita dell’uomo. Entrambe le sequenze raccontano e riassumono anche modalità ed espressioni del cinema a cavallo di quegli anni, l’uscita di scena di Ned rappresenterà anche il punto di arrivo del divismo oltre il quale non solo non occorse non sovvertirne il mito, ma semplicemente significò aprirsi a nuovi contenuti con nuovi interpreti. Non resterà che l’ultimo tuffo in piscina, come si dice nel film dagli pseudo amici altolocati di Ned in acqua purificata al 99,99 per cento. Invece basterà della pioggia, scrosciante fredda e magari un po’ acida.      

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