Regia di Jean-Jacques Annaud vedi scheda film
Jacques Annaud torna al cinema due anni dopo Il nome della rosa con questo film semi-ecologico: L'orso. Silenzioso e riflessivo come il suo protagonista, vede la crescita di un cucciolo di orso, rimasto solo dopo la morte della madre, tramite diversi passaggi "di vita" tutti diretti benissimo dal regista. Lavoro straordinario (e difficilissimo) sugli animali, che sorprendono per la loro espressività! Eccellente fotografia, bravi i pochi attori presenti, due, grande regia: forse il miglior film di Annaud. Ricordo con piacere la sala del cinema piena in rigoroso silenzio, eppure qualche critica ci fu: il sogno delle rane non andò giù a qualcuno mentre quelle più comuni riguardavano una certa mielosità (dove?), il cercare la lacrima facile (dove?) e l'approccio documentaristico (dove?). È invece un film, altro che documentario, freddo e spietato sul mondo animale che però non uccide per gusto, come fa l'uomo e che tocca il suo apice prima del finale nella bellissima scene "del perdono". Gran film.
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