Regia di Jean-Jacques Annaud vedi scheda film
Jean-Jacques Annaud è regista di grande fama e di grandi capacità professionali, non solo perchè è l'autore di film come "Coup de tete" (1980) - "La guerre du feu" (1981) - "Il nome della rosa" (1986), ma soprattutto perchè ha diretto "L'orso", cimentandosi in una operazione estremamente pericolosa, oltre che inusuale per lui ma estremamente gratificante.
Innanzi tutto, Annaud si è impegnato per cinque anni nella scelta e nell'addestramento degli orsi-attori, prima delle riprese definitive che hanno richiesto oltre cento giorni di duro lavoro, in situazioni climatiche spesso proibitive.
Il film è stato interamente girato nei boschi delle Dolomiti, a San Martino di Castrozza e a Misurina, dove Annaud ha trovato gli scenari delle montagne del Canada e lì ha ambientato gli orsi-attori, come nel romanzo "The grizzly King" di James-Oliver Curwood
dal quale la storia è tratta.
Finito il montaggio dopo avere selezionato ben 300 chilometri di pellicola girata, con una spesa di circa 28 miliardi di lire, Annaud si è trovato tra le mani una storia a soggetto, nella quale gli animali e gli uomini sono sullo stesso piano, alle prese con il loro istinto e la loro capacità intellettiva. Poteva venirne fuori un semplice anche se interessante documentario, ma la maestria di Annaud è riuscita a far diventare tutta quella pellicola girata una vicenda commovente e un'avventura indimenticabile, con una grande verità: uomini e animali possono convivere pacificamente, troppo spesso è l'uomo che costringe la bestia a comportarsi ferocemente, per difendere il proprio territorio e la propria specie. Più o meno come avviene tra popoli che si autodefiniscono "civili".
Parlo di questo film perchè un anno dopo l'uscita nelle sale cinematografiche mi sono concesso una lunga vacanza estiva a San Martino di Castrozza, proprio perchè incuriosito dal battage fatto intorno alla lavorazione della pellicola nei boschi circostanti la bella località dolomitica, famosa per le sue "pale" e nelle vicinanze del lago di Misurina, molto simile ai laghi canadesi.
Comprai la cassetta in vhs e la regalai ai miei figli, allora adolescenti. Fu un vero successo.
Ieri, attanagliato dalla canicola africana che ha investito la mia città, ho cercato tra i miei film qualcosa di fresco, e al mare ho preferito la montagna: ho scelto "L'orso", e ora vi racconto brevemente la storia.
Nelle montagne del Canada un piccolo orso, Youk, rimane orfano perchè la madre è stata travolta da una frana. Vaga tra i boschi, patisce la fame e la sete, fino a quando un grizzly, che nel romanzo si chiama Kaar, un gigante della specie "kodjak", si accorge di lui e lo prende sotto la sua protezione. Kaar ha appena avuto un incontro ravvicinato con due cacciatori, Bill e Tom, ed è rimasto ferito.
Kaar sembra contento di avere compagnia, e riesce anche a divertirsi con il piccolo Youk, al quale insegna come difendersi dalle insidie del bosco, le cadute di alberi, i corsi d'acqua, andare a caccia per procurarsi il cibo.
I due cacciatori Bill e Tom intanto ritornano nei boschi per uccidere gli orsi, e catturano Youk. Kaar insegue ed attacca uno dei cacciatori, terrorizzandolo con la sua gigantesca mole. Ma non lo uccide.
Bill e Tom capiscono di essere stati graziati, e che l'istinto animalesco è stato messo da parte per impartire ai due una lezione che sicuramente non dimenticheranno. Prima di dileguarsi nella foresta, liberano il piccolo Youk.
Questo film è perfetto, grande merito va al direttore della fotografia, Philippe Rousselot e a Noelle Boisson per il montaggio.
Una volta tanto, è superfluo parlare della bravura degli attori: sono orsi veri, e non sapranno mai di essere diventati celebri in un film. Tra gli uomini, segnalo la presenza di Tchèky Karyo (Tom), Jack Wallace (Bill), Andrè Lacombe (l'uomo dei cani).
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