Regia di Tonino Valerii vedi scheda film
La trama de Il prezzo del potere è sostanzialmente quella dei fatti di Dallas del 22 novembre 1963 (e giorni seguenti), cioè dell'attentato mortale nei confronti di JFK; purtroppo o per fortuna (vi piaccia o meno), però, il film è ambientato alla fine dell'Ottocento e quindi nel 'selvaggio west'. La sceneggiatura - e il soggetto - del semisconosciuto Massimo Patrizi sono una blanda ricalcatura dell'omicidio Kennedy, alla faccia del 'western civile', dell'inserimento di tematiche impegnate o quantomeno apertamente politiche all'interno dell'oramai usuratissimo filone; inevitabilmente quindi la pellicola finisce per girare a vuoto molto presto, fra forzati richiami alla questione razzista e un certo desiderio di giustizia tramutata in vendetta che fa, sì, parte dell'immaginario spaghetti western, ma che appare quasi sicuramente in maniera involontaria come una feroce critica dello spirito della nazione americana (il self made man, sostanzialmente). Valerii aveva esordito come assistente regista qualche anno prima, aiutando peraltro Sergio Leone in un paio dei suoi mitologici western; passato a sua volta dietro la macchina da presa, Valerii si è da subito soffermato sul genere, fra (poco) alti e (molto) bassi; trascorsi quindi galleggiando gli anni Settanta, dagli Ottanta si dedicherà quasi esclusivamente a lavori televisivi. Solita co-produzione fra Italia e Spagna, con riprese effettuate in Andalusia; Giuliano Gemma, Fernando Rey e Van Johnson sono le star sul cartellone: a tutti gli effetti, non male come trio. E anche la colonna sonora non lo è: opera di Bacalov. 2,5/10.
Dallas, il presidente degli Stati Uniti è vittima di un attentato: qualcuno gli spara alla testa, ferendolo a morte. Uno dei due sospettati assassini, muore ben presto; l'altro si dà alla fuga, ricercando il vero colpevole.
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