Regia di Fred M. Wilcox vedi scheda film
"Speravo tu fossi bella. Sei la benvenuta, fra pochi minuti partirò per Londra: vivo in questa casa il meno possibile. Rimarrai sola, ma ti accorgerai poco della mia assenza: non sono divertente e sto sempre solo coi miei libri. Bevo. Speravo tu fossi bella".
[Herbert Marshall a Margaret O'Brien]
Seconda versione cinematografica, dopo quella realizzata alla fine del 1918 da Gustav Von Seyffertitz, di Il giardino segreto, uno dei capolavori più suggestivi della letteratura per l'infanzia, firmato nel 1909 dalla Frances Hodgson Burnett a cui si devono anche La piccola principessa e Il piccolo Lord. La vicenda è quella arcinota della giovanissima Mary Lennox (Margaret O'Brien), scampata per miracolo ad un'epidemia di colera in India, che si ritrova orfana di entrambi i genitori e viene spedita in Inghilterra, affidata alla tutela del suo unico parente, il ricco zio Archibald Craven (Herbert Marshall). Giunta nell'imponente residenza dello zio, Mary, dal carattere scorbutico e ribelle, viene accolta da Mrs. Medlock (Gladys Cooper), la dispotica governante, e dalla cameriera Martha (Elsa Lanchester): qui conosce anche Dickon (Brian Roper), il fratellino di Martha, insieme al quale scopre un misterioso giardino nella brughiera. "Questa è la casa ideale per il dolore, l'amarezza e i rimpianti, poco adatta ai bambini, Mary. Ma forse ci resisterai, io no": è il saluto che le rivolge lo zio Archibald, malinconico e disperato, vedovo da dieci anni della bellissima moglie, che proprio in quel giardino appena scoperto da Mary amava trascorrere le sue giornate. Ma quella del giardino non è l'unica sorpresa per Mary: nel castello, infatti, vive anche suo cugino Colin (Dean Stockwell), malato e paralitico. E, in assenza dello zio e lontani dagli occhi della governante, i tre giovani scopriranno, a contatto con la natura, la purezza dell'amicizia e la solidarietà. Fedelissimo al romanzo ispiratore (al contrario di qualche licenza che caratterizzava, invece, il ben più riuscito remake del 1993 firmato da Agnieszka Holland), Il giardino segreto è un'operina realizzata con garbo e professionalità, ma irrisolta e di modeste pretese, che la Metro-Goldwyn-Mayer affida, per la regia, al Fred McLeod Wilcox di Torna a casa Lassie! (e a cui si dovrà, per fortuna, anche la realizzazione di un classico di culto come Il Pianeta proibito) e, per la sceneggiatura, al Robert Ardrey fresco reduce dallo script di I tre moschettieri di George Sidney, commettendo, però, un imperdonabile errore di misunderstanding produttivo nell'ipotizzare che le suggestioni evocate dalla cornice vittoriana in cui è ambientata la vicenda (con le straordinarie scenografie curate da Cedric Gibbons e Urie McCleary) fossero sufficienti a tradurre sullo schermo il fascino del libro: il bianco e nero della fotografia di Ray June, infatti, pur scintillante nei suoi giochi di ombre e luci (e nonostante alcune sequenze girate in Technicolor), finisce alla lunga per impoverirne le pagine più coinvolgenti, quelle in cui la fantasia, sollecitata dagli umori fiabeschi della vicenda, avrebbe dovuto lasciarsi prendere per mano e farsi accompagnare tra le lussureggianti meraviglie di quel giardino "dall'altra parte del muro". Ne emerge una trasposizione cinematografica eccessivamente didascalica e di flebile respiro, ancorata profondamente al testo ispiratore, di cui riesce a riproporre solo parzialmente la leggerezza dello sguardo e la grazia delle sfumature.
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