Regia di Lawrence Kasdan vedi scheda film
La libertà e il silenzio contro il caos e la violenza della giungla metropolitana.Questo simboleggia il Grand Canyon del titolo(e lasciamo perdere stendendo un velo pietoso il pleonastico sottotitolo italiano che non c'entra proprio nulla col film) meta finale per una sorta di riconciliazione con la vita.Il nume tutelare di questo film è senza dubbio Altman e poco c'è da dire sulla qualità degli interpreti (Kline una volta ancora è strepitoso così come è convincente come non mai una giovane Mary Louise Parker dimenticata chissà perchè dalla scheda),sui dialoghi che fitti si rincorrono lungo tutto il film(che supera abbondantemente le due ore di durata).Molto da dire invece sullo sguardo ipermoralistico di Kasdan e sulle metafore che sono poco metafore ma solo brandelli ricostruiti di realtà:l'avvocato nel quartiere di neri viene salvato da un angelo custode nero che fa il meccanico,il suddetto avvocato si sente terribilmente in colpa per aver avuto un avventura con la sua segretaria,la moglie dell'avvocato in crisi di mezza età sente di avere nuovamente un senso quando trova una neonata in mezzo agli alberi(e riescono ad aodttarla,come fosse una nuova maternità,una nuova rinascita anche per il rapporto logoro che ha col marito),la segretaria trova conforto in un poliziotto troppo umano per essere vero,altri poliziotti fermano il nipote del meccanico perchè sospetto(e qui il colore della pelle è fattore fondamentale) ,il regista che non voleva fare più film violenti recede dai suoi propositi a causa del dio dollaro e così via fino ad un finale alla volemose bene davanti al Grand Canyon.Kasdan come intuibile dirige bene gli attori e scrive anche dei bei dialoghi da cui emerge lo smarrimento e la sensazione di inadeguatezza alla vita che si sta vivendo.La sua cinepresa invece appare quasi spenta,non c'è la scintilla del cinema di Altman,le intenzioni sono alte ma il baratro della banalità a volte fa capolino.Per non parlare poi della sequenza onirica in cui è protagonista la Mc Donnel.Totalmente avulsa dal contesto,pretestuosa e che incespica nel ridicolo involontario.Anche il doppiaggio fa un brutto scivolone:in un dialogo sul basket(sport che compare a più riprese nel film) il termine forward(nel basket -ala-) vine tradotto con -attaccante- che non c'entra nulla col basket(sport in cui tutti attaccano e difendono) .COme al solito Berlino si dimostra come al solito misteriosa nell'assegnazione dei plantigradi aurei....
bene la confezione e la direzione degli attori.Meno la regia,abbastanza spenta
un angelo nero forte e muscoloso.E trova pure l'amore
attore di enorme e multiforme talento
attrice brava,un po'troppo sopra le righe ma colpevolemente dimenticata dal cinema che conta
bravo in una parte per lui insolita...
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