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Il processo di Giovanna d'Arco

Regia di Robert Bresson vedi scheda film

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La recensione su Il processo di Giovanna d'Arco

di Serum
7 stelle

 

Fedele trasposizione del processo farsa alla pulzella d'Orléans, dal primo interrogatorio fino al rogo. Bresson mette in scena il tutto col suo consueto stile asciutto ma straordinariamente espressivo che sempre è riuscito a coinvolgermi e ad interessarmi, con il risultato di far apparire la vicenda come uno spettacolo grottesco: i botta e risposta sui quali in pratica si basa l'intero film, sfrondati di qualsiasi volo pindalico registico, risultano deliranti all'inverosimile, con questa ragazzina evidentemente disturbata (forse schizofrenica) che si è ritrovata ad avere a che fare con giochi di potere dei quali non ha mai capito (e probabilmente neanche saputo) niente, finita fra le grinfie di autorità religiose corrotte e depravate che hanno utilizzato la sua sofferenza fisica e mentale per i propri scopi (pazzesca la scena in cui complottano per il suo stupro). Particolarmente emblematico il passaggio in cui Giovanna pare non avere idea di cosa sia il Concilio di Basilea: davvero una contadina finita là per follia collettiva ed intrighi politici. Perfetti tutti gli attori, in particolar modo la protagonista, che resta ad oggi probabilmente la mia preferita ad aver interpretato questo ruolo. Il problema è che per l'appunto si tratta della storia di Giovanna d'Arco: una vicenda che già in quei primi anni '60 era stata trasporta talmente tante volte ed in una quantità tale di salse da rendere quasi impossibile aggiungere qualcosa (forse mancava solo un'epopea/fiume, e ci avrebbe pensato Jacques Rivette negli anni '90); in particolar modo credo che la similitudine più ovvia sia col film di Dreyer, che comunque ha un' importanza storica decisamente superiore a questo. Non c'è una sublimazione del materiale narrativo in grado svecchiarlo e dargli nuova forza (come avrebbe fatto di lì a poco Pasolini con Il Vangelo secondo Matteo) ma non si raggiunge neanche la potenza teorica di opere precedenti come Il diario di un curato di campagna o Un condannato a morte è fuggito. Poi io Bresson lo amo ed anche questo film lo riguardo sempre volentieri, ma per quanto mi riguarda è senz'altro uno dei risultati meno interessanti della sua carriera.

 

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