Regia di Robert Bresson vedi scheda film
Bresson applica la sua idea di cinema alla perfezione. Cosi come già precedentemente sperimentato ne “Diario un Curato di campagna”, l’uso di corpi attoriali che dopo essere usciti dalla parte compongono magistralmente la pura e schietta realtà cinematografica. Giovanna, il Vescovo,i soldati e gli altri membri del clero fungono da cornice per una ricerca di cinema nudo e crudo fatto di contenuti, visi scarni e ambientazioni fredde e realistiche. Il regista decide di usare il testo del vero Processo di Condanna alla ragazza continuando ed ampliando un discorso di metafore ed uso del testo letterario su quello cinematografico iniziato e sviluppato precedentemente da Andrè Bazin (saggista e critico cinematografico). Il vero protagonista, a questo punto, è il Processo; un flusso di coscienza che trasporta lo spettatore lungo la narrazione: tra religione ed intelletto, tra servitù e Chiesa, tra guerra e prigionia. Le sorti della più famosa pulzella della storia sono minacciate da uomini che di umano hanno ben poco. Straordinaria la forza ed indimenticabile il carisma della giovane interprete. Da annoverare indubbiamente tra le migliori trasposizioni cinematografiche sull’argomento assieme all’intramontabile e sempre impareggiabile esteticamente capolavoro di Drayer.
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