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Il processo di Giovanna d'Arco

Regia di Robert Bresson vedi scheda film

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La recensione su Il processo di Giovanna d'Arco

di LorCio
10 stelle

È uno di quei film che si ritrova tutto nel titolo. Processo si propone di essere, e processo traspare sullo schermo. Secco, asciutto, rigoroso, privo di inutili orpelli effettistici, senza scampo. C’è il senso profondo del processare, non c’è la morbosità vespian-mentaniana del processo post-moderno, ma la ricerca morale dell’indagine interiore, a distanza di secoli e secoli dalla redazione degli atti della serie di udienze. Lo stile che Bresson sfodera in quest’opera d’arte non lascia spazio all’immaginazione: quel che compare nel quadro severo non si presta a sottotracce o a qualunq’altra pretesa spettacolare. In un’epoca dominata dall’avanguardismo tecnologico votato al modernismo a tutti i costi, Bresson ha fatto un film e(re)tico sull’etica della pietà fine a sé stessa e sprovvista della persuasione ricattatrice del convincimento a tutti i costi. Al centro della scena c’è la pulzella d’Orleans avvolta in un’aurea di misteriosa fermezza: attraverso questa ragazza apparentemente posseduta da chissà-che-cosa, i processanti clericali entrano nel tunnel del dubbio, dal quale non escono proprio perché si rifiutano di affrontarlo.

 

 

La Giovanna D’Arco di Bresson è la trasfigurazione dell’enigmaticità dell’umano pensare: è paladina della libertà, ma al contempo dell’appartenenza cieca ad un sentimento nazionale (del quale rimane la “promulgatrice ideale” – si ricordi l’avversione totale ad una consegna agli inglesi) e dunque di una sorta di “subordinazione volontaria” (un amor di Patria assoluto). Al di là della dimensione politica del personaggio, Bresson ne sottolinea la profonda inquietudine che ne accentua ancor di più il risvolto umano in contrapposizione all’intervento divino che si pone sul suo capo. Emblematica la scena finale con il rogo che divampa, la scomparsa del corpo, il sacrificio del martirio. In un’ora di pura, semplice, alta espressione di arte visiva e concettuale, Bresson concentra un’idea di cinema che va “oltre” la superficialità. Grandiosi gli attori.

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