Regia di Tim Burton vedi scheda film
Felice versione firmata Tim Burton della storia dell’uomo pipistrello: l’orfano Bruce Wayne, ricchissimo e scapolo, diventa di notte Batman, il giustiziere solitario privo di superpoteri ma abbastanza accessoriato. Uomo con molti complessi, s’innamora della bella fotoreporter Vicky, della quale si è incapricciato colui che sta seminando il terrore e la morte a Gotham City: il terribile The Jocker, che – un po’ come Anakin Skywalker/Darth Vader in Guerre stellari – per salvarsi dalla morte si è creato un’altra identità, ancora più malvagia dell’originale. Di Batman il geniale Tim Burton ha colto l’essenza profonda della parabola umana, il significato remoto che l’aiuta ad elaborare una nuova riflessione sulla diversità. Se nel suo capolavoro Edward mani di forbice il diverso non aveva colpe, era innocente ed indifeso, vittima dell’apparenza, qui al diverso – ossia The Jocker – non è concessa via di scampo: dopo aver disseminato paura ed odio, muore, ma giustamente, verrebbe da dire.
Ma non è che anche Batman stesso è un diverso? Certo, lo è, ma di una diversità più particolare: lo è perché pone prima di se stesso gli altri, offre le sue possibilità al fine di rendere migliore questa vita. Il film è un cocktail nel quale ognuno può estrapolare qualcosa, chi la vena più noir e poliziesca, chi quella grottesca, chi quella dell’avventura e del fantasy. È un fumetto, ma nell’accezione più nobile e pura del termine, per immagine, uno strip dalle tinte fosche ma mai angoscianti, pervaso da un’atmosfera ombrosa. Immaginifico e gustoso, Batman è la brulicante e gioiosa fiera del citazionismo e degli omaggi alla cultura pop dell’ultimo secolo, con rimandi che vanno dalle scarpette di Cenerentola a Corto Maltese passando per Ai confini della realtà.
Per quanto riguarda il reparto degli attori, Kim Basinger rappresenta la componente femminile con rara eleganza e Michael Keaton è un uomo pipistrello nervoso e introverso. Si innalza su tutti, rubando la scena a chiunque li passi sotto il naso, un folle, inquietante, perverso Jack Nicholson, strepitoso nell’impersonare un personaggio assolutamente sopra le righe, egocentrico ed eccentrico, scatenato e stravagante (memorabile il suo ghigno malvagio, il suo fiore spruzzante acqua malandrina, la sua pericolosa stretta di mano e come dimenticare l’allegra e depravata devastazione del museo). Oscar alle scenografie e gustosissime musiche di Danny Elfman.
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