Regia di Herbert Ross vedi scheda film
Il ballo come espressione della propria libertà e come terapia contro il dolore.
Il messaggio e il contenuto di questa commedia musicale, diventata un cult generazionale, è semplice e diretto, molto simile ad altri prodotti del genere che inaugurarono una vera e propria moda a metà degli anni ’80, come Flashdance, Fame, Dirty Dancing, e ancora oggi vengono riproposti con buon successo in versione di remake o di veri e propri musical teatrali.
La trama, lineare e abbastanza convenzionale, segue la storia di un adolescente di Chicago, Ren, che dopo l’abbandono del padre si trasferisce insieme alla madre a casa di alcuni zii, a Beaumont, cittadina di provincia nella quale un incidente mortale ha indotto l’amministrazione locale a proibire musica, ballo, libri scandalosi e alcolici, per tutelare i giovani dalla corruzione spirituale ed evitare disordini. Ma fra i giovani studenti la sovversione e la voglia di infrangere la legge serpeggiano. E le idee e la radio del nuovo arrivato, di cui si innamora la figlia del reverendo, tra i maggiori fautori delle proibizioni, contribuiscono a rovesciare lo stato delle cose.
La scontata storiella sentimentale e gli stereotipati personaggi di contorno (la bella, il bullo, l’imbranato, la romantica), sono affetti da un’ingenuità di fondo a cui vengono però in soccorso alcuni numeri coreografici, peraltro neanche particolarmente impegnati, se si esclude il rutilante assolo dell’atletico Kevin Bacon, poco più che esordiente, che calza con efficacia i panni del giovane ribelle. Nella colonna sonora pop rock spiccano, oltre all’omonimo brano di Kenny Loggins, anche brani di Bonnie Tyler, Shalamar e Foreigner.
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