Regia di Vincente Minnelli vedi scheda film
Quando ho iniziato a guardare questo film ho pensato che fosse l'ennesimo melodramma sudista a lieto fine, condito da una buona dose di machismo del laborioso uomo del sud degli Stati Uniti. E invece era tutto l'opposto: il machismo è messo sotto accusa, a cominciare dalla stanza dei trofei del capofamiglia, le cui pareti pullulano di trofei di caccia e di fucili, per non parlare dei suoi più o meno esibiti trofei sessuali. E il lieto fine... be', c'è, se si vuole chiamare tale un finale in cui il protagonista è in fuga per l'omicidio del padre della fidanzata che a sua volta aveva ucciso suo padre, mentre il coprotagonista sposa la fidanzata del fratello e ne adotta il bimbo, concepito fuori del matrimonio. Siamo, insomma, dalle parti della "Valle dell'Eden", dove la critica della società americana (specialmente del sud) si fa feroce e non risparmia nessuno, né gli uomini né le donne, né le vecchie né le nuove generazioni. L'assenza retorica è il tratto più vincente di questo melodramma del vecchio Minnelli, che sa essere poco melo e molto dramma. L'altro elemento che fa valorizzare un film come questo è l'interpretazione degli attori, sia quella di un roccioso Mitchum - in una delle sue prove migliori - sia quella di un giovane George Peppard, nella parte di un buono, paziente come un personaggio della Bibbia.
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