Regia di King Vidor vedi scheda film
È sicuramente il miglior film muto di King Vidor, e forse il suo miglior film tout-court, considerando che col sonoro la sua carriera andrà declinando. È un'acuta rappresentazione di un malessere della società americana che sarebbe sfociato proprio in quel periodo nel crollo di Wall Street, nel 1929, e in una crisi economica e spirituale a cui è stato dato il nome di Grande Depressione. È un film che mostra il lato più triste e ombroso dell'American Dream, tanto che suscitò l'ira del produttore Louis B. Mayer che non lo amò e arrivo' a boicottarlo in occasione della sua candidatura alla prima edizione degli Oscar nella categoria "Migliore film artistico", dove vinse "Aurora" di Murnau, altro capolavoro del muto uscito quasi in contemporanea. Rivisto oggi, il dramma "neorealista" di Vidor mantiene intatta la sua pregnanza emotiva, l'eleganza della regia pur in un contesto decisamente sobrio e alieno dagli inutili effettismi, l'intelligente rielaborazione di spunti letterari da scrittori come Dos Passos, soprattutto per il romanzo "Manhattan transfer". Il finale cautamente ottimista non cancella la disperazione esistenziale così incisivamente rappresentata nelle fasi più crude del racconto, a cui contribuisce il valido apporto degli interpreti, soprattutto i due protagonisti Eleanor Boardman, moglie del regista, e James Murray, una comparsa che era stato scelto da Vidor con vero scrupolo neorealista e che in questo caso recito' con sorprendente aderenza, anche se poi nel giro di pochi anni subì una sorte avversa simile a quella del personaggio interpretato che lo condusse ad una morte tragica. Per chi ama il cinema muto, "La folla" è da non perdere.
Voto 9/10
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