Regia di Bob Fosse vedi scheda film
Bob Fosse è stato uno dei pochi registi che hanno continuato a credere nelle possibilità del musical anche dopo il tramonto del genere, negli anni Settanta in cui la commedia musicale aveva preso una strada ormai diversa e non aveva più lo stesso richiamo sul pubblico. "All that jazz" è un musical in cui vi è molto di autobiografico, naturalmente debitore dell'Otto e mezzo felliniano e uscito quasi in contemporanea con "Stardust memories" di Woody Allen, che percorre un territorio simile. E' un film in cui si mescolano narcisismo e invenzioni a suo modo geniali, da mettere all'attivo del regista anche se non riesce davvero a ripetere il miracolo di "Cabaret", che resta il suo capolavoro. Joe Gideon, interpretato da un energico Roy Scheider, è un coreografo e regista cinematografico fin troppo debitore dello stesso Fosse, ma se nelle coreografie e nelle scene più visionarie si avverte una stravaganza ancora affascinante e molto in linea con la dismisura di certe produzioni anni Settanta, il dramma personale dell'uomo sospeso fra ex moglie e varie amanti perde alcuni punti e a tratti scivola in una certa ovvietà e prevedibilità. Bravi comunque gli attori, dal citato Scheider ad Ann Reinking ad una Jessica Lange in versione angelica tutto sommato un po' improbabile, anche se sempre bella da guardare. Curioso che il film sullo stand-up comedian a cui lavora Gideon rimandi esplicitamente a Lenny Bruce, su cui Fosse aveva già realizzato un film con Dustin Hoffman. Da applausi il montaggio, in ogni caso, alcuni numeri musicali e la fotografia di Giuseppe Rotunno che cita inevitabilmente certe atmosfere felliniane. Palma d'oro a Cannes ma accoglienze discordanti della critica, il film merita una rivalutazione all'interno dell'opera di un artista sregolato ma di prorompente vitalità.
voto 8/10
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