Regia di John Glen vedi scheda film
Un generale del KGB ed un trafficante di armi uniscono le forze, il primo per scalare le gerarchie ed il secondo per fare soldi con la droga. In termini di messa in scena e scrittura credo sia considerabile il primo film canonico di Bond ascrivibile ad un'idea di cinema d'intrattenimento più moderna ed efficacie: ritmo incalzante ma non frenetico, scene d'azione finalmente credibili (pur nella loro esagerazione), una caratterizzazione dei personaggi stereotipica ma meno artificiosa ed un Bond più giovanile ed energico (credo di essere fra i pochi a cui Timothy Dalton ha sempre fatto simpatia nella parte). Il problema è che tutto questo è messo al servizio di uno dei film più infarciti di propaganda antisovietica della saga, in cui il personaggio di John Rhys-Davies ha uno scopo puramente cerchiobottista atto a mostrare un bonario capo del KGB (che però voleva fare accordi con un trafficante d'armi...) al comando di una massa di criminali che ghignano del male gratuito da loro perpetrato, mentre il resto del mondo è un bellissimo parco dei divertimenti in cui regnano la libertà, l'amore e la fratellanza. Risulta poi sempre curioso (e disgustoso) constatare come nei blockbuster occidentali la rappresentazione di certi popoli possa cambiare dal giorno alla notte in base alle esigenze politiche: dato che erano nemici dei Russi, qui come altrove gli afgani vengono ritratti come dei pittoreschi simpaticoni, forse un po' codardi ma in grado di diventare eroi quando la situazione lo richiede (uguale ad ora proprio...). Se si prescinde da questo (e a me risulta difficile) può comunque essere uno spettacolo piacevole. Molto bella If There Was a Man eseguita da The Pretenders, meno The Living Daylights degli A-ha.
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