Regia di John Glen vedi scheda film
007 deve favorire l’uscita da Bratislava del generale del KGB Koskov, tenuto sotto stretta sorveglianza dai servizi segreti russi che ne vogliono impedire la fuga. Ma Koskov è un perfido doppiogiochista che finisce per innescare un “tutti contro tutti”…
Il nuovo Bond, un Timothy Dalton che raccoglie un testimone scomodo, prova a sopperire con freschezza ed agilità alla mancanza di charme ed umorismo rispetto al predecessore. Tuttavia la sceneggiatura è raffazzonata, i duelli latitano così come l’azione, Dalton è spesso un pesce fuor d’acqua, l’antagonista di turno è il più insulso e buono a nulla della storia della saga e la Bond-girl è una sciacquetta piagnucolosa. Di tutto il film, la parte peggiore è quella ambientata in Afghanistan: lunghissima e farraginosa, sembra davvero non finire mai.
Per il film numero 15 dedicato all’agente segreto uscito dalla penna di Ian Fleming la confezione è da film per la TV, recitazione non all’altezza (dei protagonisti, come dei comprimari), la sceneggiatura scialba.
Numerose le novità: Bond si prodiga in carezze ed abbracci, si vede quasi del tutto il seno nudo di una donna (seppur di profilo) e si disvela la nuova Moneypenny. Inoltre, le avventure amorose di 007 si riducono al lumicino ed i titoli di testa scorrono sulle note, anonime, degli A-ha. Ma soprattutto il materiale del buon Q, per una volta, viene sfruttato al meglio da 007, soprattutto gli accorgimenti per la Aston Martin. In fin dei conti rimane un capitolo pesante e verboso. Da evitare.
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