Regia di John Glen vedi scheda film
Tra i cinque attori che hanno dato volto e corpo(sei tra poco,quelli del "Casinò royale" anni Sessanta non li conto) a James Bond,il gallese Timothy Dalton è senz'altro il meno amato dai fans,anche meno dell'australiano George Lazenby,che fu 007 solo una volta;Dalton si sforzò di essere,in realtà,più attinente al personaggio di Fleming così com'era concepito sulla pagina scritta,ma la regia di routine del veterano John Glen non gli dette risalto,e i copioni erano abbastanza stanchi.Certo,Connery e Brosnan per un verso,ma anche Moore(che poteva contare meno sull'imprevedibilità delle trame e più sulla nascente supertecnologia) avevano tutt'altro aplomb e piglio:qui siamo in fase di disarmo della Guerra Fredda,007 che aiuta un colonnello del KGB e una bella violoncellista a venire al di qua della cortina di ferro avrebbe fatto molto più effetto prima di Gorbaciov,l'Afghanistan appena prima di essere lasciato dai russi ha fatto il medesimo sgambetto anche alla terza avventura di "Rambo".Soprattutto,è deludente il finale,con Bond che si scontra con il supercattivo dinanzi a un plastico dove il folle prepara strategie mortali con i suoi amati soldatini:a quel punto,anzichè scomodare la spia più famosa del mondo,si poteva inviare un'autolettiga del manicomio e portare via il ribaldo ben legato a una barella...
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