Regia di Nanni Loy, Luigi Magni, Luigi Comencini vedi scheda film
Tre episodi,tre registi,e tre star della commedia all'italiana degli anni Settanta,con due delle quali impegnate in due dei segmenti,e la terza solo in uno.Nel primo,Johnny Dorelli è uno sceneggiatore che detta la sua ultima creazione ad una dattilografa che si immedesima nella protagonista del racconto,nel secondo un gruppo di detenuti sequestra un secondino minacciando di "fargli la festa",sessualmente parlando,se non verrà il ministro della Giustizia a sentire le loro rimostranze,e nell'ultimo,un tizio solitario chiama una maitresse affinchè gli mandi una donna,e invece arriva una che non c'entra nulla,ma con un sacco di repressione addosso. Se il primo capitolo,diretto da un Nanni Loy vistosamente fuori tono,si risolve in una scioccherella,e curiosamente malinconica,seduzione della donna da parte dell'artistoide inconsapevole,ma conscio della mediocrità dei propri scritti,e l'ultimo,a firma Comencini, utilizza un classico elemento da pochade come l'equivoco di persona per accostare due solitudini e però nel finale rimarcare come evidentemente le due persone siano fatte per essere come sono,in quello centrale,di Luigi Magni,c'è più materia e miglior scrittura,per un problema sociale e una forma strana di solidarietà tra recluso e sequestratori,nonostante la minaccia che cova sotto.Ennesimo esempio di film a episodi dall'andamento altalenante,non è particolarmente esecrabile,ma con le firme che porta,un bel pò di delusione è comprensibile:tra gli attori,Monica Vitti un pò troppo ripetitiva nelle nevrosi e negli abbandoni dei due personaggi ricoperti nel primo e nell'ultimo pezzo,Johnny Dorelli fuori fuoco come soggettista altezzoso,meglio Nino Manfredi,sia come guardia in pericolo di perdere onore e una certa forma di verginità,che come introverso dedito al modellismo e a un'amarognola solitudine.
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