Regia di Nicholas Ray vedi scheda film
Prodotto da Humphrey Bogart, presente anche nel ruolo di protagonista, I bassifondi di San Francisco può essere definito, almeno per i suoi tempi, un film di sinistra. L'intento del film è infatti di dimostrare (o comunque di sostenere quella tesi) che il criminale non è tale per caratteristiche genetiche, ma lo diventa a causa dell'ambiente in cui vive e per le condizioni sociali ed economiche della sua famiglia e dei suoi amici. Nicholas Ray, insomma, si fa qui sostenitore di un'interpretazione marxista del fenomeno della criminalità (e prima ancora del disagio sociale), in contrapposizione con l'ottica lombrosiana, attribuita al pubblico accusatore. Però il film non si limita ad appoggiare questa tesi, perché cerca di andare a fondo nell'animo umano con un colpo di scena processuale che evita al regista e allo sceneggiatore qualsiasi possibile accusa di manicheismo o di buonismo.
Anche il personaggio di Bogart ha comunque i propri scheletri nell'armadio, perché fu proprio lui nel passato, giovane avvocato rampante proiettato verso grosse cause civili, ad affidare la difesa di un onesto commerciante d'origine italiana a un proprio svogliato collaboratore. Il quale, sottovalutando le accuse, aveva lasciato che il commerciante venisse condannato, ripromettendosi di far valere la sua innocenza nel processo d'appello. L'uomo, invece, condannato ingiustamente e mandato in prigione, vi si era suicidato, lasciando sul lastrico una famiglia numerosa, il cui primogenito, Nick "Baby Face" Romano, si trova ora accusato dell'omicidio di un poliziotto.
Per quanto riguarda la trama, non si può dir di più, però Ray affonda il coltello nella piaga per affermare che la miseria materiale e il degrado sociale cambiano profondamente l'animo umano, rendendo persone normali crudeli assassini e perfino spergiuri, anche in danno di sé stessi.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta