Regia di Lina Wertmüller vedi scheda film
Vite scioperate di tre giovani in un sonnolento paesotto pugliese, fra passeggiate senza meta, insulse chiacchiere da bar e riti di corteggiamento al cui confronto l’Irlanda di Un uomo tranquillo sembra la Svezia. Uno dei tre avrebbe la possibilità di trasferirsi a Roma grazie agli zii, ma poi preferisce tornare alla monotonia quotidiana (un finale ancora più desolato di quello de I vitelloni). La disincantata voce narrante appartiene a una donna, l’unica che cerca seriamente ma inutilmente di cambiare la situazione mettendo in piedi una cooperativa agricola. Al suo primo film la Wertmüller mostra già un senso del grottesco che in seguito diventerà debordante, ma che qui è ancora tenuto sotto controllo. Personaggi sgradevoli, con cui è impossibile identificarsi, e un ambiente soffocante: alla lunga si può anche essere disturbati, ma questo è l’effetto previsto.
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