Regia di Lina Wertmüller vedi scheda film
Anche secondo me questo è il migliore film della Wertmüller, perché è attento e misurato, cosa che non si può dire in ungual misura delle sue opere successive. E' una pellicola dove non accade quasi niente, caratteristica però certamente voluta, perché l'intenzione è proprio quella di rappresentare un paese della Puglia che soffre di immobilismo e soprattutto di accidia: cioè quell'indolenza, quella pigrizia, quell'essere rinunciatari verso tutto ciò che richiede sforzo, impegno, cambiamento. Si preferisce tirare a campare, vivacchiare, ciondolare per il paese, pettegolare, farsi i fatti degli altri. Probabilmente questa era una condizione di molti paesi di campagna, in quegli anni quando si passava dall'economia agricola a quella industriale, e molti non sapevano cosa fare della propria vita. Questo film si può dire riuscito anche perché, pur non avendo una trama vera e propria, è ben condotto e scorrevole, tanto che l'interesse non cala mai. Buoni trovo i ritratti di tutti i personaggi, che sono pungenti e ironici, anche con pochi tratti, senza però essere enfatici e caricaturali. Ahi quanto difficile è la misura! E qui la regista non la perde. Gli abitanti di questo pigro paese sono dei buontemponi, dei fanfaroni che cento ne pensano e nessuna ne fanno, dei mantenuti, degli inconcludenti. Anche il piccolo tentativo di costituire una moderna azienda agricola muore sul nascere, soffocato dalle mille difficoltà causate delle persone che dovrebbero dare concessioni e appoggi, ma anche dalla scarsa convinzione dei suoi promotori.
Belle le musiche di Morricone. La sigla con quella bella canzone lenta e le foto dei personggi (sembrano degli ovali di un cimitero...) ci introducono subito nell'atmosfera pigra e sonnolenta del film. Il pezzo fu cantato anche da Gino Paoli.
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