Regia di Lina Wertmüller vedi scheda film
Un film prosaico e desolante, tutto indolenza e pettegolezzo. Un ritratto del sud ancora attuale, molti laureati e poco lavoro o molti titoli e poca voglia di lavorare?, che riesce ad essere commedia tragicomica e grottesca descrivendo una realtà chiusa e asfissiante che rifiuta volontariamente di aprirsi. Qui la cultura è una partita a carte o la lettura di Flash Gordon. Qui tutti si lamentano ma pochi se ne vanno e quei pochi ritornano per poter raccontare Roma agli amici del bar o del circolo. Qui le avventure sessuali sono sperate o peggio inventate anzichè vissute, la faccia quasi ciprimareschiana del compare più taciturno esprime tutta la sua astinenza che diventa malattia da sfogare con la bocca di rosa di turno. Qui si è insomma accettato di vivere così dove anche l'onore è la dignità sono un lusso per baroni. Se il Fellini dei Vitelloni era stato più poetico e vitale e il Germi siciliano più erotico e caricaturale, la Wetmuller al suo esordio riesce a fare un film veramente rassegnato e senza speranza anche se forse le colpe non sono solo antropologiche ma anche politiche.
Uno degli esordi migliori del cinema italiano poi dopo si concentrerà a trovare i titoli dei film a scapito della sostanza.
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