Regia di Lina Wertmüller vedi scheda film
"-Giovanni, me ne voglio andare!!
-E' sbagliato! Non dobbiamo scappare, non dobbiamo andare via. È qua che dobbiamo restare. È qua che devono cambiare le cose. Se ce ne andiamo tutti, qua chi resta?"
La vita di paese, sempre uguale, sempre sotto i riflettori dei giudizi bigotti e moralmente inflessibili dei maliziosi concittadini, diventa sempre più asfissiante ed opprimente per tre giovani un po' demotivati e perdigiorno, indolentemente costretti a barcamenarsi nella quotidianità senza prospettive e sempre uguale a se stessa di un paesino sperduto della Basilicata, ma predisposti ad apprezzarne certi rituali sacri ed irrinunciabili come il lungo riposino postprandiale che fa seguito a mattinate non proprio frenetiche e faticose.
Le giornate non proprio impavide ed emozionanti dei tre ventenni Antonio, Francesco (unico attore noto, il giovane e frizzante Stefano Satta Flores) e Sergio si avvicendano nella piazza del paese, dove tutti sanno tutto di tutti e ogni novità è vista con diffidenza e preconcetto.
Quando però una zia di Antonio, da tempo residente a Roma, si rifà viva al paesello con tanto di fidanzato e macchina decapottabile, ecco che l'idea di fuggire, iscrivendosi all'università romana anziché quella di Bari, pervade l'intenzione del giovane.
Tornerà presto al paesello, raccontando cose entusiastiche della vita mondana nella capitale, ma di fatto incapace, una volta tornato, di predisporsi in via definitiva ad un trasferimento lontano dal suo monotono ma rassicurante ritmo di vita del luogo natio.
Girato nel natio paese di Palazzo San Gervasio, I basilischi è la prima regia cinematografica di Lina Wertmuller, reduce quello stesso anno dall'esperienza formativa come aiuto regista di Fellini in 8e1/2, preceduto da La dolce vita di tre anni precedente.
Lo stile ironico e completamente calato nella realtà del borgo ricorda, oltre che la vitalità beffarda dei personaggi di Fellini, anche a tratti la mano sarcastica e l'indole focosa ma inconcludente dei personaggi siciliani del Germi più ispirato e brillante, quello del suo magnifico dittico siciliano (Divorzio all'italiana e Sedotta e abbandonata, che si collocano cronologicamente proprio prima e dopo il film della Wertmuller).
Per la Wertmuller I basilischi, incentrato a fornirci un ritratto gustoso e vitale di uno spirito paesano radicato, contraddittorio e tuttavia difficile da estirpare anche negli animi più insofferenti e sulla carta vitali, si rivela un esordio notevole, premiato nello stesso 1963 del suo concepimento al Festival di Locarno con la Vela d'argento, oltre che uno dei film più freschi ed ispirati in assoluto della lunga carriera della celebre regista.
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