Regia di Costa-Gavras vedi scheda film
Questo film è uno degli esempi in cui il cinema americano ha saputo parlare delle magagne del proprio Paese in modo estremamente brillante e con una lucidità commovente. Nel vortice di disperazione in cui il personaggio interpretato da Jack Lemmon, Ed Horman, lo spettatore non può che rispecchiarcisi: inizialmente fiducioso delle istituzioni del suo Paese, religioso e benestante, Ed è invece scettico sulla personalità del proprio figlio, Charles, nonchè delle sue frequentazioni politiche o del suo stile di vita in generale: non riesce a comprendere come, pur provenendo da una buona famiglia Charles abbia intrapreso un percorso privo di certezze, privo di profitto e in paesi completamente diversi dallo stile di vita americano. Scendendo i gradini di questo viaggio disperato vediamo un protagonista sempre più accorato, sensibile ma al contempo coriaceo nel perseguire la sua ricerca in un ambiente di cui emergono ben presto deviazioni e ostilità da parte delle autorità. Alcuni flashback sono toccanti, come la vicenda del giornalista Frank Teruggi che verrà ucciso brutalmente, altri sono inquietanti come l'incontro di Charles con un ufficiale venuto da Panama che gli confessa senza particolari indugi i motivi politici che lo hanno portato ad un soggiorno in loco.
Da notare inoltre dei dialoghi sempre brillanti, ove lo spettatore è portato a riflettere sulle proprie convinzioni: all'ennesima protesta di Ed Horman presso l'ufficio del Console, quest'ultimo insieme ad un ufficiale gli fa notare come, se non fosse stato coinvolto nella faccenda per via di suo figlio, egli sarebbe negli Stati Uniti probabilmente compiaciuto di quanto stava avvenendo.
Il finale è l'ennesimo pugno nello stomaco per lo spettatore, al quale il film non lascia alcun senso di speranza, se non una maggior consapevolezza e qualche certezza di meno.
Sopra ogni bravura la prova di Jack Lemmon che ancora una volta ha dimostrato una versatilità che pochi attori nella storia hanno maturato.
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