Espandi menu
cerca
Missing. Scomparso

Regia di Costa-Gavras vedi scheda film

Recensioni

L'autore

SamP21

SamP21

Iscritto dal 29 marzo 2020 Vai al suo profilo
  • Seguaci 13
  • Post -
  • Recensioni 102
  • Playlist 1
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Missing. Scomparso

di SamP21
8 stelle

Per parlare del Cile, ma soprattutto del Cile di Pinochet, bisogna parlare del colpo di stato del 1973 e del ruolo decisivo che hanno avuto gli USA prima, durante e dopo il colpo di stato. Per farlo prendiamo spunto dalla storia vera raccontata in “Missing”.

Al suo ottavo film, il regista greco (ma francese di adozione) realizza l’ennesimo film-inchiesta della sua carriera. È il suo primo film prodotto da Hollywood, che gli ha permesso di vincere l’oscar per la migliore sceneggiatura non originale e la Palma d’oro a Cannes.

 

Charles è un giovane scrittore liberale americano, che si è trasferito con la moglie in Cile. Il ragazzo viene arrestato durante il colpo di stato militare dell’11 Settembre 1973. Giunto dall’America il padre inizia insieme alla moglie di lui una ricerca disperata, intanto il massacro continua…

 

Il vero protagonista del film è Ed Horman (Jack Lemmon) che fa della fede nella verità, la base di tutta la sua vita.

Ecco, questo potrebbe essere l’assunto iniziale di un libro su Costa-Gavras, che dopo aver diretto un film sulla presa del potere dei Colonnelli in Grecia (“Z” del 1969) e uno sulla dittatura feroce in Uruguay con annesso ruolo decisivo degli USA (“Etat de siege” del 1970) realizza il primo film che mostra senza indugi la violenza del colpo di stato di Pinochet.

È anche il primo film ad ipotizzare concretamente l’importanza dell’intervento Usa a favore del futuro dittatore. I fascicoli sul intervento americano verranno resi noti molti anni dopo, insieme a molti altri sulle ingerenze americane in america latina, dalla presidenza Clinton.

 

Costa-Gavras realizza un film d’inchiesta serrato, diretto, crudo, mai banale e senza la retorica di cui è spesso preda il genere. Se vogliamo, il suo cinema d’inchiesta, di febbrile ricerca della verità, di indignazione, può essere accostato a quello di autori fondamentali come sono Francesco Rosi ed Elio Petri.

 

Il film è tratto da un libro di successo, che a sua volta prende spunto da una storia vera (come ci ricorda la voce narrante durante i titoli di testa) e rappresenta un chiaro esempio di come una piccola storia personale possa riuscire a rappresentare al meglio la Storia con la S maiuscola.

Nella sua affannosa ricerca, Ed si imbatte nei massacri della presa del potere del regime militare, scopre le ingerenze americane e la guerra; cosa che non ha mai visto sul suolo americano. Ma c’è anche l’altra faccia del film, quella più umana, emotiva, c’è il rapporto padre-figlio mai vissuto pienamente.

Attraverso i racconti della moglie del figlio, Ed,  scopre degli aspetti sconosciuti; di un figlio partito per fuggire dall’ipocrisia e dal benessere americano. C’è un incontro-scontro tra Ed e Terry (la moglie del figlio) che è poi un incontro generazionale tra chi ha vissuto la Seconda guerra mondiale, il benessere, il rigore e chi invece ha voluto tentare di cambiare tutto. Questo incontro tra le due generazioni è reso benissimo dai vari confronti ripetuti tra i due protagonisti. Nei loro dialoghi si vede tutta la bravura degli sceneggiatori.

 

Costa-Gavras nel tornare al film d’inchiesta (dopo la pausa intimista di “Chiaro di donna” del 1979), ha scelto una squadra di assoluto prestigio a cominciare dal fidato direttore della fotografia Ricardo Aronovich, per continuare con le musiche dei Vangelis, che nello stesso anno passeranno alla storia per la colonna sonora del capolavoro di Ridley Scott ovvero “Blade runner”.

 

Il cast è ottimo ed è capitanato da un eccellente Jack Lemmon, che riesce a dare al personaggio tutta l’amarezza richiesta dalla storia; arrivato scoraggiato pensando che il figlio è un buon a nulla, scopre una verità che come molti non ha mai voluto vedere, ovvero quella dei meccanismi che reggono in piedi molte democrazie (concetto anticipato e reso palese dal finale di quel capolavoro che è “I tre giorni del condor” di Pollack del 1975) e delle ingerenze americane negli stati sudamericani. Insieme a Lemmon c’è una bravissima Spaceck.

 

La macchina da presa del regista illumina e mostra al mondo un passaggio importante della storia moderna. Bellissima e vibrante la scena finale, in cui Ed distrutto dal dolore, rivendica il suo diritto di denunciare gli aguzzini di suo figlio. Film come Missing, dimostrano l’importanza spesso dimenticata del cinema di saper inquadrare e fare la sintesi di momenti storici e  mostrare ad una vasta platea aspetti atroci della nostra civiltà… anche se (ingiustamente) il film non ha avuto un grande seguito all’uscita in sala.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati