Regia di Jonathan Kaplan vedi scheda film
Basato su un vero episodio di stupro di gruppo, accaduto presso il bar Big Dan a New Bedford, Massachusetts, il 6 marzo 1983, ai danni di Cheryl Araujo.
Ribadisco e confermo l'ovvio: questo film vale la pena di essere visto anche soltanto a motivo della straordinaria e tanto giustamente acclamata interpretazione di Jodie Foster, nelle vesti di Sarah Tobias. Non a caso tutti i premi e le candidature andarono a lei, perché mai come in questa occasione furono ampiamente guadagnati. Il merito dell'attrice sta nell'aver saputo donare un volto assai credibile alla protagonista. Si è perfettamente calata nella parte, è stata capace di un'espressività eccezionale, ha commosso e conquistato il cuore.
Il resto segue un registro abbastanza classico, sebbene sia comunque importante sottolineare che, al tempo della sua uscita, quest'opera fu tra i precursori nell'affrontare simili tematiche con tale intensità e profondità. Non è affatto mia intenzione rivelare se il tentativo della vice procuratore Kathryn Murphy (Kelly McGillis) d'incriminare i colpevoli andrà a buon fine o meno. Mi limiterò a precisare, per chi in genere si trovasse in difficoltà a "digerire" i drammi giudiziari, che qui il tutto è ben orchestrato. Non ci si protrarrà nell'illustrare le dinamiche interne al tribunale, limitandosi solo allo stretto indispensabile e riassumendo la maggior parte nelle arringhe finali. Questo a indubbio vantaggio del coinvolgimento, perché ne risulta un maggior tempo dedicato ai rapporti umani e all'empatia.
L'impianto è solido. La conduzione è buona. Non vedo ragioni per non promuovere e consigliare questo film. Che non si risparmia la crudeltà e l'efferatezza della violenza, raccontata in un flashback, che cadrà nell'esatto momento in cui servirà che lo spettatore giunga a conoscenza della verità. Avrà pertanto uno sguardo oggettivo circa la vicenda, senza scadere in facili moralismi. Non si abbiano timori a tal proposito. Da vedere con attenzione e in seguito ponderare. Voto: 4,5/5.
Sarah Tobias, giovanissima e molto disinvolta cameriera in un modesto locale, viene violentata a turno da tre individui, tra gli incitamenti e le risate pressoché generali dei clienti. Solo un ragazzo - Kenneth Joyce - fa un'inutile telefonata alla polizia. Investita del caso, Katheryn Murphy (vice procuratore distrettuale) tenta dapprima un accordo con la difesa (ci si vorrebbe limitare, quanto a capo di imputazione, a semplici lesioni colpose); in seguito si orienta, sebbene in contrasto con il proprio superiore per la tesi dello stupro, verso l'accusa d'istigazione per tutti coloro che hanno assistito e spronato il gravissimo episodio.
Nulla di eclatante. Sono le tipiche musiche anni '80, più un tono drammatico all'occorrenza.
Il suo fine è già pienamente raggiunto, senza il bisogno di interventi.
Ha una marcia in più, eccelle e domina la scena, reggendo tutto sulle spalle della sua incarnazione di Sarah Tobias.
Ci restituisce una distinta vice procuratore Kathryn Murphy, che prenderà a cuore il caso.
Un discreto Kenneth Joyce, il testimone chiave.
Discreta nella parte di Sally Fraser, la migliore amica della protagonista.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta