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Le avventure del Barone di Münchausen

Regia di Terry Gilliam vedi scheda film

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La recensione su Le avventure del Barone di Münchausen

di giurista81
5 stelle

Spettacolo artistico-visivo felliniano, col regista Terry Gilliam che predilige concentrarsi sul piano pittorico piuttosto che lavorare sui contenuti della sceneggiatura. Il suo è un cinema dell'evasione dove la finzione debella la realtà e alla fine la esorcizza con un taglio scanzonato che guarda alla funciullezza. Così parte dalla rappresentazione di uno spettacolo teatrale in un'immaginaria città costiera prossima a essere attaccata dai turchi per dispendersi in una serie di assurde avventure che porteranno il barone Munchausen a salire fino sulla luna e da qui discendere nel centro della terra, tra citazioni a Jules Verne e persino a Collodi (il barone viene ingoiato da un mostro marino e poi risputato fuori da uno starnuto). Ne viene fuori un delirio grottesco, orientato al comico con soluzioni ben oltre il limite del kitch tra le teste di Robin Williams e di Valentina Cortese che fluttuano in aria, tra risate isteriche e gemiti riconducibili a un orgasmo sessuale (salvo poi scoprire esser attribuibili a del solletico praticato ai piedi). Gilliam, assistito dal nostro Michele Soavi (regista della seconda unità), offre il meglio nel rappresentare in chiave filmica una serie di quadri. Così vediamo la Venere di Botticelli (una giovanissima Uma Thurman) animarsi al cospetto del Barone (un John Neville rubacuori, pur se datato), altri omaggi sono concessi ad alcune opere di Salvador Dali. Bella la scena con la morte alata che si anima per discendere sul barone e reclamare la sua anima, un momento che Soavi riproporrà nel suo Dellamorte Dellamore. Dunque un film molto curato per quel che concerne la rappresentazione visiva, ma piuttosto marginale nella storia, piuttosto subordinata alle fiabesche scenografie (senz'altro preponderanti al narrato). 

Gilliam lo gira a Cinecittà e in Spagna dopo il più riuscito Brazil, impiegando 47 milioni di dollari grazie a un'unione tra produttori inglesi e italiani. Pur giovando di un cast artistico e tecnico di prima fascia (ci sono anche Jonathan Pryce, Oliver Reed e in una particina Sting), che lo porterà a strappare quattro nomination all'oscar (scenografie, costumi, trucco ed effetti speciali), il film si rivela uno dei più clamorosi flop dell'industria cinematografica incassando 8 milioni di dollari. Da vedere per il taglio onirico/fiabesco. 

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