Regia di Terry Gilliam vedi scheda film
Ambiziosissima megaproduzione europea, cui la Repubblica Federale Tedesca partecipò proprio nel fatidico 1989, l’anno del crollo del Muro di Berlino. La sceneggiatura, rispetto alla matrice originaria, è inevitabilmente raffazzonata e l’insieme non è in grado di reggere indenne la durata di due ore abbondanti (nonostante un’afrodisiaca e giovanissima Uma Thurman, l’episodio di Venere e Vulcano oltrepassa più volte i confini della noia). Purtuttavia, oltre ad una ricostruzione scenografica e dei costumi, che in alcuni momenti avvicina addirittura il “Barry Lyndon” di Kubrick, si deve riconoscere a Gilliam la capacità di avere azzeccato lo spirito del libro di Raspe/Bürger, ovverosia l’invito a sbrigliare la fantasia sopra le meschinerie della vita borghese (proprio in Germania infuriava da decenni, all’epoca del romanzo, una vivace polemica contro i “filistei”, cioè i piccolo-borghesi) e perfino sopra i momenti tragici, come quello dell’assedio bellicoso da parte dei Turchi. Per di più, il glorioso regista di “Brazil” mette in opera la sua “gioiosa macchina da guerra” (secondo l’infelice definizione di Occhetto, che preluse alla prima affermazione elettorale di Berlusconi) con un eroe vecchio e un po’ mitomane, un miles gloriosus che si lascia guidare dal fanciullino che è dentro di lui.
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