Regia di Laura Poitras vedi scheda film
La regista di Citizenfour si mette sulle tracce dell'evasivo, misterioso ed indecifrabile direttore di Wikileaks. Un documentario accattivante, forse troppo in quanto eccessivamente proteso a scendere a patti col protagonista, che finisce per interferire sulla obiettività precedentemente più marcata della celebrata autrice premio Oscar.
FESTIVAL DI CANNES 2016 - QUINZAINE DES REALISATEURS
Un documentario piuttosto atteso questo di Laura Poitras.
Una regista ormai avvezza ad indagare sugli intrighi spionistici che tentano di compromettere gli ecosistemi tra le nazioni; dopo la premiata prova da Oscar per Citizenfour dedicata alle rivelazioni di Edward Snowden, la Poitras si dedica, ce lo potevamo aspettare, alla figura melliflua, apparentemente pacata, di certo controversa e pure indecifrabile del fondatore di Wikileaks, nonché uno dei più noti pirati informatici su cui pendono da anni diverse accuse e condanne per sottrazione di documenti diplomatici ad alcuni enti governativi americani, nonché condanne per stupro e altri reati sessuali.
Stiamo parlando di Julian Assange.
Tralasciando la sfera più personale delle questioni sessuali (tale aspetto probabilmente non avrebbe indotto l'Assange a collaborare così fattivamente al progetto da sembrare quasi più un attore di fiction, che il fulcro di un racconto documentaristico, la regista ripercorre, un po' confusamente - ma dato il personaggio sarebbe impossibile procedere con ordine - le tappe che hanno condotto questo individuo indecifrabile, a raggiungere livelli di popolarità da star.
Pur che se ne parli, nel bene come nel male....
Ma la Poitras, che inserisce in questo documento pure una stramba intervista del personaggi da parte di Lady Gaga, ci era parsa più lucida e diretta, concreta ed ordinata nel precedente e pluripremiato lavoro già citato.
Assange, comportamento da rettile che si immobilizza ed attende paziente la mossa sbagliata del suo avversario, nicchia troppo e partecipa troppo scientemente al progetto, annullando o comunque rendendo menio efficace un taglio di inchiesta che tra l'altro, ci chiarisce ben poco, ed appare un pò troppo sbilanciato a favore del protagonista, mattatore e star pur apparentemente ripreso in atteggiamento composto e mai sopra le righe, nonostante la bizzarria perversa del suo ruolo da incantatore di .... serpenti...appunto....
E poi ammettiamolo, il "buon" Snowden rispetto al platinato ed irreprensibile Assange, è certamente più simpatico o, se vogliamo, decisamente meno repellente di questo abilissimo giocatore d'azzardo che pare un diavolo travestito da angelo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta