Regia di Asaph Polonsky vedi scheda film
FESTIVAL DI CANNES 2016 - SEMAINE DE LA CRITIQUE
Da Israele, una commedia caustica che parla di morte, crudele e che non lascia scampo proprio quando è diretta verso giovani ancora teenagers, ma che sa da queste funeree ma inesorabili evenienze di vita, trovare sprazzi di ironia ed umorismo, forse ancge nero, ma di sicuro effetto tragi-comico.
Dopo la morte del figlio nemmeno diciottenne, un agiato capo famiglia si trincera in casa cercando di togliersi dalla vista gli odiati, ma in fondo invidiati perché caotici e vitali, propri vicini di casa.
Tuttavia per una fortuita quanto banale circostanza, l'uomo, umorale e bisbetico, geloso della propria privacy ed affettuoso solo nei confronti della propria consorte, si troverà a condividere un'amicizia solo apprentemente fuori luogo, im realtà dagli effetti salvifici.
Si troverà dinanzi, anzi in casa propria, con il figlio sbulinato e simpaticamente balordo ed inconcludente dei suoi antipatici vicini. Tra di loro, coppia fortuita eterogenea in tutto, dall'età agli interessi socio-culturali ad ogni altro aspetto del vivere, si creerà, pian piano, davvero per gradi e sfaccettature costruite lentamente dalle circostanze, una complicità quasi militaresca con cui l'uomo più anziano riuscirà a trovare, al'ultimo momento ed in modo totalmente inaspettato, valide e concrete ragioni anche ancora possano consentirgli di rimanere in vita.
L'umorismo nero dilagante, in uno stile tipicamente molto ebraico, cinico e sferzante, dosato con saggezza e criterio, fa del piccolo film, opera prima di Asaph Polonsky, uno strumento molto efficiente per aiutare a stemperare il pessimismo cosmico che prenderebbe chiunque risultasse coinvolto in simili tragedie familiari irreparabili.
Si ride, o si sorride, senza perdere di vista il dramma di sottofondo che ha distrutto equilibri e serenità familiare altrimenti garantita ed inossidabile.
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