Regia di Davy Chou vedi scheda film
Bora lascia la campagna natia per andare a fare il muratore in città. Lì incontra il fratello, scomparso da tempo, e soffre per la lontananza da una madre dolce e sofferente. Il mondo della semplicità che tenta il passo con la modernità, in un film dolce e tenero su una crescita forzata e sull'adattamento alle regole della sopravvivenza.
FESTIVAL DI CANNES 2016 - SEMAINE DE LA CRITIQUE
Nella Cambogia odierna che guarda al progresso, alla modernità e allo sviluppo dei quartieri lussuosi e residenziali, un ragazzo di campagna di nome Bora viene indotto a trasferisri in città per lavorare come manovale in un cantiere che si occupa della costruzione di un avveniristico quartiere residenziale con nome del titolo.
Per questo deve abbandonare l'anziana nonna e la madre, sofferente di cuore da tempo. In città avrà occasione di incontrare il fratello, da tempo fuggito senza far sapere più notizie di sé. In città dive di essere uno studente, e di passarsela pure bene. Bora, il protagonista, sìintuisce che il ragazzo è implicato in qualche attività illecita, ma non osa approfondire le incognite riguardo al fratello. Costui inizia a fargli frequentare coetanei della buona borghesia, ma Bora preferisce rapportarsi con la sua casta, e presto si innamora di una ragazza che vive vicino alla baraccopoli a cui il nuovo quartiere sta minacciando la sopravvivenza.
Il film di Davy Chou risulta ben diretto, con inquadrature dall'alto che spaziano sul nuovo progetto destinato a cambiare volto alla zona un tempo poco meno che palustre, ed ora destinato alla nuova Cambogia dei ricchi e del lusso.
Una tenera storia d'amori apparentemente impercettibili o tenuamente espressi, ma anche una storia di legami familari e di attaccamento alle proprie radici, per quanto umili e semplici.
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