Berlino, 1971. Klaus Kinski in una performance unica, durante la quale spiega il messaggio di Gesù Cristo ricorrendo spesso a termini paradossali e provocatori, suscitando così il malumore del pubblico. Per ben tre volte Kinski è costretto a sospendere lo spettacolo.
Un'ora e un quarto circa in compagnia di Klaus Kinski: per qualcuno questo potrebbe definirsi 'incubo', ma per gli estimatori dell'attore tedesco di origine polacca le riprese del suo spettacolo su Gesù Cristo - tenuto una sola volta, a Berlino nel 1971, e mai più replicato - sono al contrario una vera manna. Trattasi di riprese poco più che dilettantesche, ma comunque efficaci, montate nel 2008 dal regista Peter Geyer (che all'epoca della performance aveva appena 5 anni); le parole e la mimica dell'interprete, il testo messo in scena combattono una dura lotta per la supremazia contro gli imprevisti, all'interno dello spettacolo: Kinski cattura magneticamente l'attenzione, ma le sue provocazioni suscitano sdegno, rabbia e frequenti proteste, anche animate, da parte del pubblico in sala. Comprensibilmente, perchè non è scioccante tanto il modo in cui l'attore interpreta il verbo di Cristo (sostanzialmente ciò che dice è sensato, per quanto espresso in maniera volutamente roboante, eccessiva), ma lo è la reazione di Kinski di fronte ai contestatori: fa salire qualcuno sul palco solo per prenderlo a male parole, fa cacciare altri dalla sicurezza, invita perfino il pubblico a eliminare i contestatori per poter proseguire lo spettacolo. Da Klaus Kinski ci si poteva attendere questo e altro, del resto; Jesus Christ Saviour non fa altro che rinvigorire la sua fama di artista 'contro' (specie contro sè stesso), in preda a un continuo delirio creativo nel quale il genio viene però ampiamente subissato dalla sregolatezza. 6/10.
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