Regia di John Hamburg vedi scheda film
Sulle prime “Proprio lui” ha tutta l’aria di essere un prodotto preconfezionato perché se si prende l’idea del padre iper apprensivo che entra a gamba tesa nella vita della figlia per sabotarne la relazione con un genero poco gradito e la si combina con il modo in cui la trama fa accadere l’incontro tra la famiglia di lei e quella di lui, organizzato all’interno di un contesto vacanziero (Le vacanze di Natale) e di una visita di cortesia che si trasforma quasi subito in una sorta di “spedizione punitiva”, la prima cosa che salta in mente è quella di assistere a una replica di “Ti presento i miei?”, la commedia blockbuster che vedeva i personaggi interpretati da Robert De Niro e Ben Stiller contendersi i favori della promessa sposa interpretata da Teri Polo. Se questo non bastasse a confermare il sospetto di avere a che fare con un reeboot sotto mentite spoglie sovvengono i nomi di Jon Hamburg e di Ben Stiller, già coinvolti a vario titolo nel film di Jay Roach e qui presenti in veste di regista/sceneggiatore (Hamburg) e di produttore (Stiller).
In realtà qualche differenza tra i due lungometraggi esiste e la si può rintracciare nel tipo di comicità utilizzata da Hamburg che risulta tanto più greve, sboccata e goliardica quanto può esserlo quella a cui si ispirano il co sceneggiatore Jona Hill (altro attore sempre più attivo dietro la macchina da presa) e il protagonista James Franco, frequentatori seriali delle commedie scritte e dirette da Judd Apatow, e in particolare di titoli come “50 anni vergine”, “Molto incinta” e “Strafumati” da cui la congrega di personaggi capitanati dallo stesso Franco sembra uscire fuori. E sempre rimanendo sul piano della discontinuità tra le due pellicole “Proprio lui?” si fa promotore di valori, credenze e stili di vita che nel mettere a confronto il modello tradizionale rappresentato dalla famiglia di Stephanie (la Zoey Deutch di “Tutti vogliono qualcosa”) e quello per così dire alternativo costituito dalla svoltolata tribù messa in piedi dal fidanzato istituzionalizza una tipologia di gioventù contemporanea che fa il verso a quella fricchettona degli anni settanta (di fatto la villa in cui vivono Laird (Franco) e i suoi accoliti è una sorta di moderno falansterio) ma che a conti fatti finisce per tradirne l’assunto ribellistico sposando in toto la predominanza dell’elemento tecnologico e futuristico - proprio del sistema dominante - su quello umanistico e passatista. Che poi, a margine di questi discorsi, il finale del film, conciliatorio e bene augurante, rimetta le cose a posto, facendo di stranezze e divergenze il motivo da cui partire per risolvere ogni incomprensione poco vale perché, pur nella volontà di trasgredire la norma, “Proprio lui” deve comunque obbedire alle regole del gioco che per un prodotto mainstream sono quelle di offrire qualche risata - e il film riesce a farlo - e una conclusione a lieto fine.
(icinemaniaci.blogspot.it)
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