Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film
“Barry Lyndon non è mai stato il mio preferito di Kubrick, anzi compete per essere il suo film a colori che non rivedo mai con entusiasmo e dopo aver rivisto "Eyes Wide Shut" questa mia affermazione si è rafforzata, potrei dire che anche "Spartacus" (da molti considerato un film impropriamente attribuito a Kubrick poiché lo diresse ma non lo pensò) mi intrattiene molto di più di questa lunga ascesa all'aristocrazia con ricaduta verticale del libertino irlandese Redmond Barry, poi Lyndon e ora tutti morti sono, Kubrick compreso.
La vecchia legge dell'opera tanto desiderata da un autore che poi si rivela non perfettamente riuscita coincide per sua maestà Kubrick proprio con “Barry Lyndon”, un film in costume diretto in maniera sbalorditiva dal grande maestro con la sua solita innata capacità di selezionare la telecamera giusta per la scena da girare in programma, ci sono quindi una infinità di zoom out smisurati, camera in spalla, carrelli, le famose scene a lume di candela ottenute con lenti Zeiss che imponevano agli attori movimenti lentissimi per non sfocare sulla pellicola, esterni filtrati dalla luce attraverso le nuvole, insomma il solito Kubrick geniale e meticoloso che aveva in mente di raccontare l'età dei lumi concentrandosi sul suo protagonista assoluto Napoleone ma il fallimento commerciale del "Waterloo" prodotto da De Laurentis gli fece cambiare rotta e adattare per il cinema un romanzo di Thackery che narra la vita del giovane Redmond Barry: il nostro eroe passa da un duello all'altro infilandosi in una divisa militare prima e in quella di aristocratico poi ma secondo me fu un errore cambiare soggetto perché qualche anno dopo il signor Ridley Scott realizzò con molti meno mezzi a disposizione e tanta grinta in più il capolavoro assoluto dei film ambientati all'epoca di Napoleone nominandolo solamente e senza inquadrarlo mai se non alla fine nelle sembianze del suo alter ego Keitel/Feraud, se non lo aveste capito sto parlando di "I Duellanti" che ha sicuramente preso spunto in tante cose da "Barry Lyndon" ma è così bello e brioso da farlo sembrare uno spin off del film di Scott, si uno spin off, per quanto posso amare Kubrick spero che quando vide, se lo vide, "I Duellanti" si sentì un po' un coglione per non aver saputo dare al suo ambizioso progetto quel ritmo travolgente, quella vitalità così naturale che "Barry Lyndon" colpevolmente non possiede.
Le due pellicole sono ricche di duelli ma nel film di Kubrick non sono emotivamente coinvolgenti come nel film di Scott, inoltre la prima parte di Barry Lyndon è nettamente superiore al secondo tempo, trovo avvincente tutta la porzione in cui il protagonista intraprende la carriera militare fitta di avvenimenti anche toccanti come la morte del capitano Grogan e l’arruolamento forzato con i prussiani a causa dello scaltro ufficiale che ha il volto del grande Hardy Kruger subentrato ad un attore letteralmente fuggito dal set per la nascente meticolosità morbosa di Kubrick.
La parte centrale dominata dallo Chevalier de Balibari con la sua benda picaresca fa da ponte per il secondo tempo in cui il film decade come la vita del protagonista nell’abbruttimento dei suoi fallimenti famigliari e nobiliari, in pratica il film sbadiglia all’indomani dell’incontro fra Redmond e lady Lyndon che dopo la morte del malandato marito diventa sua sposa elevandolo al titolo di nobile senza portafoglio, le proprietà della bella consorte infatti sono destinate a lord Bullington vero protagonista della seconda parte con le sue esplosioni umorali ai danni del mondano patrigno che preferisce sperperare denari fra vino e puttane piuttosto che dedicarsi alla bella moglie.
Tutto precipita nella vita di Barry Lyndon nel momento in cui l’adorato figlioletto perde la vita cadendo da cavallo e qui devo ammetterlo l’eleganza di Kubrick nel mostrare il fattaccio con un fulmineo flashback rallentato tocca la sensibilità dei suoi ammiratori, da li in poi il film viene ingoiato nella spirale negativa del protagonista, un decoroso Ryan O’Neal ben lontano dall’essere memorabile che con la sua espressività passiva viene in parte surclassato dalla validissima prova dello storico aiutante di Kubrick Leon Vitali nel ruolo del vendicativo figlioccio, due scene li vedono in grandissima sintonia: la frenetica esplosione di Barry Lyndon ai suoi insulti in pubblico per i quali verrà picchiato come un bambino ripresi entrambi con un ondeggiante camera a in spalla ed il duello più statico e imprevedibile che ci si possa aspettare regolato in maniera ridicola e secondo me un po' forzata per sottolineare la resa di Barry Lyndon a un destino da poveraccio storpio e senza un soldo che chiude la sua parabola e sottolinea l’impossibilità di elevarsi ad altro rango per chi ha umili origini, a mio avviso è il vero messaggio del film.
In lizza per il ruolo c'era Robert Redford che avrebbe fatto molto meglio per me.
Statuaria ma apre bocca a malapena 5 volte compreso il pianto per la morte del figlio.
Sornione in un ruolo di raccordo.
E' sempre bravissimo.
Anello di congiunzione con "I duellanti" dove interpreta la serva di Feraud mentre qui è la fiamma giovanile di Redmond Barry, in entrambi i casi scompare dal film dopo circa venti minuti.
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