Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film
Siamo d’accordo che, con Barry Lyndon, S.Kubrick ha saputo realizzare una ricostruzione storica impeccabile (praticamente un manuale delle usanze e delle etichette del periodo descritto) dando prova del suo estro geniale anche sul versante della fotografia (davvero superba, seppur l’uso di un’illuminazione esclusivamente naturale abbia avuto, secondo me, un effetto boomerang), della scenografia, dei costumi e della colonna sonora (della quale si distingue in particolare la Sarabanda dalla Suite n. 4 in re minore di G.F.Handel, davvero efficace nel trasmettere sfarzo e decadenza di una vita e di un’epoca, anche se, alla lunga, un po’ stanca). Siamo d’accordo, quindi, sul fatto che S.Kubrick abbia saputo sfoggiare mirabilmente un’estetica sublime e degna della sua fama (per cui giustamente pluripremiata).
Ma un film non vive solo dei virtuosismi tecnico-artistici del suo indiscusso dominus. Per cui, lasciando questi ai cinefili, cos’altro rimane d’apprezzare?
Personalmente, quella di Redmond Barry mi è parsa solo una piccola e noiosetta storia (anche perché raccontata con un ritmo estremamente lento, di modo da sforare le 3 ore di durata) di un uomo inchiodato alla propria posizione sociale di partenza da quella legge morale cui (disattendendo le sue inclinazioni da approfittatore incallito) troppo tardivamente aveva deciso di aderire. Una tra le tante biografie che danno soddisfazione alle odierne teorie storiche sull’ immobilismo sociale di un ancien regime allora agli sgoccioli, ma soltanto per convenzione storica (nei fatti, ben lontano dall’essere smantellato).
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