Regia di William Dieterle vedi scheda film
Favola ovviamente ottimista, a lieto fine e ricolma di semplici e tranquillizzanti parabole. Oggi estremamente datata, anche a causa di una comicità solo abbozzata e di una regia statica, scontata, prevedibile e priva di alcuna personalità.
L'oro del demonio (1941): locandina
New Hampshire. Jabez Stone (James Craig) nel pieno della giovinezza, con al fianco Mary (Anne Shirley) -una moglie fedele- vive in una fattoria, circondato anche dalla premurosa madre (Jane Darwell). Giorno dopo giorno, però, la situazione economica va declinando verso il fallimento: il raccolto scarseggia, i debiti aumentano e tutto sembra andare per il verso sbagliato. Dopo l'ennesima imprecazione, Il 7 aprile 1840 un affabile signore gli compare di fronte: è Satana (Walter Huston) in persona e, in cambio dell'anima, offre sette anni di richezza. Jabez firma con il sangue l'accordo e le cose cominciano a funzionare nel migliore dei modi. Finché nasce Daniel. Da quel momento non solo si invaghisce di Belle -la nuova cameriera- ma il suo carattere muta negativamente, nei confronti della moglie e dei paesani.
"Quando fu inflitta la prima ingiustizia al primo indiano, io c'ero. Quando si portavano gli schiavi dal Congo, io ero sulla nave. E poi, non si parla forse di me in ogni Chiesa del New England?" (Satana)
L'oro del demonio (1941): Walter Huston
Rilettura del mito di Faust in chiave grottesca. Cinema dei buoni sentimenti e parabola sempre attuale sui veri valori della vita, tra i quali ovviamente non ci stanno i soldi. Nonostante il riduttivo (il denaro non è tutto, è vero, ma ci vuole) e dicotomico contenuto (Bene e Male tagliati con l'accetta) se si riesce ad assimilare la forte dose (zuccherata, mielosa) di scontato buonismo, la visione (un po' troppo lunga) di questo L'oro del demonio non può far altro che arricchire lo spirito di buon senso. Anche se l'esagerazione, quando c'è, si nota. Qui il regista tedesco (naturalizzato statunitense) William Dieterle abbraccia talvolta, senza alcun ritegno, la filosofia americana più elementare. Il conclusivo processo (burletta, come lo è il film, catalogabile nel genere commedia) tenuto da una giuria di criminali picchia sodo (quasi una paternale) sul cavallo di battaglia yankee, che è poi la tanto decantata -ma spesso (r)aggirata- libertà.
L'oro del demonio (1941): Walter Huston, Edward Arnold
Citazioni
"Vedi figliolo, io sono vecchia ed ho vissuto molto. Quando un uomo si arricchisce operando in modo malvagio, quando vede il cammino giusto e prende quello sbagliato... allora il Diavolo è nel suo cuore. E ciò lo condanna." (La madre di Jabez)
"A volte ci sembra che la vita ci stia sconfiggendo, ma non siamo qui per essere vinti. A volte ci sembra che le ombre siano calate su di noi. Le ombre e il Male. Ma sta a noi combattere." (Webster)
"Libertà non è solo una parola grossa. È il mattino, è il pane, è il sorgere del Sole. Ed è per la libertà che giungemmo su queste coste con barche e scialuppe. E fu un lungo viaggio, duro, aspro e con molti morti. Sì, a volte è triste la vita dell'uomo. Ma viverla riempie di orgoglio. E da tante sofferenze e tribolazioni, dalle ingiustizie e dai torti, è nato un nuovo uomo: l'individuo libero." (Webster)
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