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Kong: Skull Island

Regia di Jordan Vogt-Roberts vedi scheda film

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La recensione su Kong: Skull Island

di giurista81
7 stelle

Pellicola molto divertente all'insegna dell'adventure movie. Il giovane Vogt-Roberts, trentatre anni, dirige con grande gusto per il cinema di genere e, pur disponendo di grosso budget (185 milioni di dollari), senza dimenticare il passato. L'opera trae linfa dal King Kong (1933) delle origini diretto da Merian Cooper e, prima ancora, dal romanzo Il Mondo Perduto scritto nel 1912 da Conan Doyle (autore tra gli altri di Sherlock Holmes). E' proprio da quest'ultima opera che deriva l'intelaiatura portante del film. Kong si basa sull'idea, tutt'altro che originale, dell'esistenza di un'isola, protetta da perenni turbini e temporali, in cui l'evoluzione darwiniana ha subito un arresto. L'isola, infatti, è caratterizzata da una coabitazione tra creature umane (aborigeni) e grandi rettili evoluzione dei dinosauri (ivi compresi gli pterodattili) che vengono destati dalle bombe sganciate dai militari. A Skull Island (così chiamata per la presenza di vallate caratterizzate da vaste schiere di enormi scheletri, il riferimento va a Prometheus) il gigantismo sembra non esser stato cancellato dall'evoluzione ed ecco che allora si hanno anche enormi mammiferi (tra i quali King Kong) e persino calamari giganti e ragni più alti degli alberi. Si respira così quell'aria che caratterizzava gli adventure movie degli anni cinquanta, opere che avevano in Jack Arnold il loro principale regista, il tutto esaltato da notevoli effetti speciali, finiti giustamente in nomination all'oscar, e da una fotografia a dir poco affascinante (curata dal direttore della fotografia di Zack Snyder: Larry Fong).

Gli sceneggiatori inseriscono, in tal contesto, una storia che si intreccia alla guerra (siamo nel periodo legato al Vietnam), in un'ottica anti-militarista, in cui Kong funge da creatura che riesce a unificare nemici contrapposti (si veda il giapponese e l'americano che, precipitati a inizio film dopo essersi vicendevolmente abbattuti nel corso della seconda guerra mondiale, cessano di combattere tra loro al cospetto di Kong, per unificare le loro forze in una situazione che ricorda il "nostro" Chi Trova un Amico Trova un Tesoro o il precedente capolavoro di Boorman Duello nel Pacifico). 

Samuel L. Jackson interpreta il classico colonnello americano ottuso e votato a compiere una missione più per un capriccio personale che per un reale motivo giustificato dalle circostanze. E' un uomo che ha nella guerra la sua unica ragion d'essere, motivo per cui è ben felice quando gli viene offerta una nuova missione. Lo vediamo infatti ringraziare il generale e partire subito alla carica, proprio quando ormai era in odore di congedo e non sapeva più come riciclarsi nella vita civile. Potremmo identificare in lui l'antagonista del film. Ne è una riprova l'atteggiamento emulativo, per la postura e il modo con cui chiude i pugni, che adotta, ricalcando Kong nell'atto di vederlo soccombere nella trappola da lui congegnata. "E' bene ricordare a Kong che il vero re è l'uomo!"

Se Samuel Jackson è il "cattivo", per il resto si tratta di un film corale. Brie Larson fa la bella di turno (con Kong che la prende nella sua enorme mano come già successo a Jessica Lange), Tom Hiddleston fa il cacciatore/guida che sembra uscito da Jurassic World (penso a Chris Pratt), John Goodman è uno scienziato convinto della correttezza della teoria della terracava, poi abbiamo un largo manipolo di marines. Il senso of wonder è spiccato e vige quella passione per il fantastico che dominava all'inizio del XX secolo, quando la fantasia galoppava più veloce della scienza. 

Vogt-Roberts ne approfitta per miscelare citazioni ad Apocalypse Now  (marcatamente omaggiato sia nei nomi in codice degli elicotteri, sia negli atteggiamenti del colonnello che scimmiotta ora Duvall e ora Brando, ma anche nelle inquadrature con gli elicotteri che volano con il sole del tramonto in background o nell'uso del napalm e persino negli altoparlanti installati sugli elicotteri che sparano musica a tutto volume), Predator (il militare che getta a terra l'arma e attende il mostro) e Jurassic Park (sia nelle scene relative all'arrivo sull'isola sia ai combattimenti tra mostri giganti) in un curioso mix tra modernità cinematografica e passato classico. Il ritmo è buono, l'azione continua. Scenografie mozzafiato, ben ricostruite in computer grafica e prevalentemente boschive. Grandi esplosioni, esaltate dai colori accesi contrastati da background scuri. Alla fine diverte e ha pure una happy end con un epilogo aperto a eventuali sequel in cui Vogt-Roberts non perde occasione per omaggiare il sottogenere kaiju mostrando altre isole infestate da mostri tra i quali si riconoscono Godzilla, Rodan Mothra, tutte bestie plasmate dalla fantasia del cinema giapponese degli anni cinquanta. Bel vedere. Film indicato in particolare a un pubblico giovane con la produzione che bada bene di tagliare scene troppo gore (che ben ci sarebbero state), così da evitare il rating e rendere fruibile il prodotto a grandi e soprattutto piccini. Piacerà a chi ha apprezzato film quali i recenti GodzillaPacific Rim e, in modo particolare, il King Kong di Peter Jackson.

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