Regia di Jordan Vogt-Roberts vedi scheda film
Azione, effetti speciali, un buon cast e qualche idea originale intrattengono a dovere, nell'attesa di un nuovo già annunciato capitolo.
Nelle nostre sale è passato quasi in sordina questo onesto film d’avventura, che si propone di essere il reboot della saga di King Kong, incentrandosi unicamente sulla scoperta da parte di una spedizione composta da militari ed esploratori, di una misteriosa isola sperduta nell’Oceano Pacifico in cui sono sopravvissute specie di animali dalle dimensioni decisamente fuori dalla norma, tra i quali un gorilla colossale, venerato come una divinità dalla popolazione indigena in quanto li protegge da altre creature molto più fameliche e aggressive.
Azione ed effetti speciali la fanno da padrone, ma rispetto a tutti gli adattamenti cinematografici già visti, tra cui la sontuosa versione firmata da Peter Jackson nel 2005, questo film racconta soprattutto le origini del mito di Kong, mostrandocelo nel suo ambiente naturale. Tutta la storia si svolge infatti sulla remota Isola del Teschio, oggetto di interesse da parte di un dipartimento segreto del governo americano che mira ad impadronirsene prima dei Russi. L’ambientazione è quella turbolenta e instabile degli anni ’70, gli USA sono appena usciti dalla disastrosa guerra del Vietnam e già iniziano a farsi sempre più consistenti le tensioni con il blocco euroasiatico. In questo contesto di grandi tensioni si inserisce la missione di un gruppo di scienziati teorici della terra cava capeggiati dal risoluto William Randa (John Goodman) che si fanno scortare fino a questa terra sconosciuta intravista nei satelliti da un’equipe scelta di militari appena congedati, guidati dal dispotico colonnello Plackard. Alla congrega si unisce anche una tosta fotografa reporter pacifista (Brie Larson), e un audace ex ufficiale britannico divenuto esperto di sopravvivenza in situazioni estreme (Tom Hiddleston).
Molteplici le citazioni ad altri film del filone mostri ma anche a quello militaresco, non mancano i colpi di scena e il ritmo nell’insieme è abbastanza serrato, prevalendo per forza di cose sull’approfondimento dei personaggi che appaiono poco più di stereotipi. L’intrattenimento comunque è assicurato, grazie ad un paio di buone idee e ad un pizzico di ironia, mentre l’inevitabile scena dopo i titoli di coda apre nuovi scenari.
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